TRE CITAZIONI E UNA RIFLESSIONE: l’amore dà la felicità?

Le tante citazioni delle «Frasi del giorno» del nostro blog toccano una serie di temi sempre attuali e vale forse la pena di riflettere, volta per volta, sui problemi che le citazioni sottendono. Pubblicheremo regolarmente la domenica mattina questi brevi commenti, sperando di far opera gradita ai nostri lettori.

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La domanda del titolo, anche se pare banale, ce la siamo rivolta tutti almeno una volta nella vita, e quindi in realtà non è banale…

Fin dai tempi di Saffo, creatrice della poesia lirica, l’amore ha occupato la prima posizione tra i beni che la vita ci offre:

Dicono alcuni sulla nera terra

esser la cosa più bella uno stuolo

di navi, di fanti o cavalieri.

Io, ciò che ami. (…)

Saffo (secolo VII A. C.)

Sia la letteratura di tutti i tempi, da Saffo ai moderni, che l’esperienza personale ci dice che in amore all’illusione fa seguito la disillusione, al piacere dell’unione, quando essa è felice, subentra il dolore della separazione, per non parlare dell’amore non corrisposto: amore e felicità non vanno sempre insieme, anzi… Eppure la base dell’amore, l’attrazione fisica e lo scambio dei sensi, sembrerebbe solida, e questo ce lo spiega Freud:

Una delle forme in cui si manifesta l’amore, cioè l’amore sessuale, ci ha fornito l’esperienza più intensa di una sensazione di piacere straordinario, offrendoci così il prototipo della nostra aspirazione alla felicità.

Freud, «Il disagio della civiltà».

Prototipo è un termine che spiega molto. L’intensità del piacere sessuale funge, secondo il fondatore della psicanalisi, da trait d’union tra l’intimo del nostro io e  l’aspirazione autentica alla felicità. Ma sappiamo cos’è la felicità? Soltanto una sensazione di pienezza e di gioia?

Il fatto è che la felicità non è come dicono, che dura solo un istante e non si sa di averla avuta finché non è finita. La verità è che dura finché dura l’amore, perché con l’amore persino morire è bello.

Gabriel Garcia Marquez, da «Diatriba d’amore contro un uomo seduto».

La citazione di Marquez contraddice molti poeti e pensatori che hanno ritenuto la felicità qualcosa di momentaneo e passeggero – la “contentezza” leopardiana, la pace interiore nel buddismo o secondo Schopenhauer, tra i tanti esempi possibili -, ma al tempo stesso la riconduce all’amore, e ad esso la circoscrive. Dunque, l’amore non sarebbe più il “prototipo” della felicità, ma la sua stessa essenza, o la sua sostanza fintanto che dura. Ma quanto può durare l’amore?

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