UNA SERATA SPECIALE, CON IL QUINTO INCONTRO DEL CAFFÈ LETTERARIO DI ZURIGO E UN «GATTOPARDO»… AMMANSITO (di V. Panicara)

Il quinto incontro del Caffè letterario di Zurigo, nella sede del Punto de Encuentro alla Josefstrasse 102, ha avuto luogo in una piacevole serata del 28 settembre 2018, alla presenza di almeno venti componenti del gruppo, tutti intenti a commentare “Il Gattopardo”.

Organizzato e diretto da Teresa, Mareike e Camilla, il Caffè letterario, fin dalla sua fondazione, ha trovato una pronta adesione soprattutto fra gli immigrati italiani arrivati da poco in Svizzera (in gran parte giovani, quasi tutti diplomati o laureati); ciò che li unisce è la passione per i libri e l’amore per la letteratura, senza dimenticare che la cultura è sempre il tramite migliore per mantenere un contatto utile e vivo con il paese di provenienza. Il capolavoro di Tomasi di Lampedusa è stato discusso per più di due ore, con soddisfazione generale.

 

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La discussione

L’introduzione di Mareike ha proposto una lettura alternativa del testo. Ha sottolineato la centralità della figura del protagonista in relazione agli avvenimenti storici e all’arido ma coinvolgente ambiente siciliano (un paesaggio che “parla” al lettore), così congeniale al protagonista; la vicenda umana del principe di Salina, emblema di una classe sociale, quella nobile siciliana, ormai al tramonto, è il filo conduttore di tutto il romanzo, fino alla sua logica conclusione, la morte (peraltro “corteggiata” dal Principe). La famosa frase di Tancredi, «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi», non esprimerebbe il messaggio più profondo del testo, volto piuttosto a dimostrare il contrario: tutto cambia ed è destinato a finire, nella Storia come nella vita. Ed è la scrittura di Lampedusa, più che la trama, con il suo stile “grasso”, secondo la definizione dello stesso autore, a segnare la grandezza del testo, con il suo virtuosismo lessicale, l’ironia e il “non detto”.

In effetti, stando al tenore degli interventi successivi, il testo sembra essere un romanzo storico atipico (addirittura “antistorico” secondo alcuni critici), intriso com’è di motivi psicologici e intimisti. Non manca poi l’autobiografismo, ma non è facile stabilire fin dove l’autore si riconosca nelle caratteristiche del protagonista e per saperlo servirebbero studi ulteriori.

Altri lettori del gruppo, tuttavia, hanno reclamato l’attualità della frase di Tancredi, che sembra rappresentare bene la mentalità italiana, e non solo in politica, ieri come oggi. Ma la Storia, con il Risorgimento criticato con motivazioni simili a quelle di De Roberto (“I vicere”) e del Pirandello de «I vecchi e i giovani», potrebbe essere soltanto lo sfondo utile a mettere in risalto il dramma dei personaggi, compresi quelli minori, tra cui Concetta, ultima vera rappresentante dei Salina. Non per niente gli ultimi due capitoli, così lontani nel tempo della narrazione dagli altri, rivestono un’importanza particolare: il drammatico racconto della morte del Principe, focalizzato sulla sua coscienza, è a detta di molti lettori del gruppo l’apice dell’arte narrativa di Tomasi di Lampedusa; l’ultimo capitolo è strutturalmente necessario per intendere appieno la mesta conclusione della famiglia in decadenza. Molti dei presenti hanno notato anche come questa saga familiare ricalchi sì le opere di Verga e De Roberto, ma con una novità essenziale: il nuovo soppianta per sempre il vecchio, Tancredi e Sedara – il nuovo potere – sostituiranno il Principe e la sua classe (con il consenso convinto di don Fabrizio), seppellendo la tradizione nobiliare con tutti i suoi privilegi.

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Mareike, Teresa e Camilla

Il romanzo è piaciuto quasi a tutti. Per alcuni, però, le descrizioni sono apparse un po’ troppo lunghe e insistite, quasi un esercizio letterario fine a se stesso, mentre la prima parte sarebbe un po’ faticosa da leggere, con un interesse, quello del lettore, che di conseguenza sembra percorrere… le montagne russe.

Altri temi, per nulla secondari, come la religione, la vita di coppia e l’amore, la donna, la famiglia, sono stati oggetto di viva discussione, che si è accesa soprattutto quando si è parlato della Sicilia e dei siciliani («che sono dèi»), con riferimento al dialogo tra il Principe e Chevalley.

Riguardo all’omonimo film di Visconti, secondo molti del gruppo è un peccato che l’immagine degli attori si sovrapponga nel lettore a quella dei personaggi del libro; alcuni componenti del gruppo, però, non hanno visto il film e lo faranno in seguito.

A conclusione di una serata a cui tutti hanno partecipato attivamente e con interesse, si è constatato quanto impegnativo e al tempo stesso piacevole sia il compito di dibattere un classico della letteratura, ma il “Gattopardo”, se non è stato “domato”, visto che molto ci sarebbe stato ancora da dire, è stato per lo meno… ammansito.

Si è infine deciso il modo di procedere alla scelta di un nuovo libro per il prossimo incontro, un romanzo recente, possibilmente letto da pochi. La scelta sarà fatta per mezzo della pagina FB.

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