UN GATTOPARDO PER DUE CAPOLAVORI, DA TOMASI DI LAMPEDUSA A VISCONTI (osservazioni sparse di Vittorio Panicara)

Confrontare un testo letterario con il film che ne è stato tratto? Sì, ma con esito improbabile, data la diversa natura dei due media. Parola di Luchino Visconti:

Capita spesso, leggendo quanto viene scritto a proposito di un film che ha tratto la

sua ispirazione da un romanzo d’autore, di vedere affiancare e confrontare le due

opere, quasi che dovessero essere la stessa cosa. Quando, per la natura stessa dei

mezzi di espressione di cui si servono, un film e un’opera letteraria non possono

assolutamente essere la stessa cosa. Film e opera letteraria non possono essere la

stessa cosa neppure nel caso di una narrativa realistica e naturalistica i cui temi

principali hanno un certa affinità con l’espressione cinematografica. Figuriamoci Il Gattopardo…”

(L.Visconti, in G.Fofi, F. Faldini (a cura di ), “L’avventurosa storia del cinema italiano”, vol. 2, Milano, Feltrinelli, 1979: citato da Carmine Caputo nel suo bel saggio http://www.carminecaputo.it/wp-content/uploads/2010/12/Il_Gattopardo_Caputo.pdf)

visconti
Luchino Visconti

La versione cinematografica de «Il Gattopardo» è stata studiata e commentata un numero enorme di volte, qui basterà qualche spunto di riflessione, anche solo per invitare a riprendere in mano il libro o a rivedere il film.

LA GENESI DEL FILM

 

Pubblicato postumo nel 1958, il romanzo di Tomasi di Lampedusa era stato un caso letterario scottante, al centro di mille polemiche anche al momento dell’assegnazione del Premio Strega un anno dopo. Ma soprattutto era tutt’altro che semplice da rendere in una sceneggiatura e in un film: una trama un po’ esile per un protagonista ingombrante come il Principe di Salina; una ricchezza  quasi eccessiva di temi e di motivi; un testo a metà strada tra il romanzo storico e il romanzo psicologico (cfr. G. Pampaloni, Comunità, 1959); una scrittura densa e complessa, caratterizzata dall’ironia e dal “non detto”.

Eppure Visconti si cimentò volentieri in un’impresa che lo affascinava:

Appena legge il romanzo di Lampedusa, Visconti decide di trarne un film. Molti sono gli elementi che lo affascinano: il ruolo della cultura aristocratica, l’ambientazione siciliana, la descrizione degli avvenimenti risorgimentali sotto il profilo inconsueto del “tradimento”.

(A. Bencivenni, Luchino Visconti, Il Castoro Cinema, 2003)

Anche Alberto Moravia, ne «L’Espresso» del 7 aprile 1963, vede in Visconti, lui comunista e nobile,

la personalità adatta a dosare con tanta sottigliezza il grado di scetticismo e di patetica nostalgia del principe di fronte alle questioni sociali e politiche dell’epoca, nonché le sfumature quasi proustiane della sua personalità mondana e familiare.

Il film, del 1963, anche non tenendo conto delle motivazioni ideologiche di Visconti, rappresenta una tappa cruciale nel percorso artistico di un regista alla continua ricerca di un cinema antropomorfico, secondo una sua definizione del 1943:

Al cinema mi ha portato soprattutto l’impegno di raccontare storie di uomini vivi: di uomini vivi nelle cose, non le cose per se stesse. Il cinema che mi interessa è un cinema antropomorfico.

(“Cinema”, numero 173-174, settembre-ottobre 1943).

Da «Ossessione» del 1943 a «Rocco e i suoi fratelli» (1960), Luchino Visconti aveva analizzato la personalità degli esseri umani in tante delle loro sfaccettature e in contesti storici e sociali sempre diversi. Temi del «Gattopardo» come la delusione storica del Risorgimento, così simile a quella dell’Italia post-resistenziale, e del declino di un uomo con tutta la sua classe sociale, gli erano più che congeniali (si pensi a «Senso», per esempio). Il linguaggio del testo letterario, da trasporre in quello cinematografico, lo attirava più che mai, come avevano dimostrato film come «La terra trema» e «Le notti bianche». Il romanzo di Lampedusa si concentra principalmente su di un uomo, il Principe di Salina, e Visconti accentua questa scelta, facendone il perno attorno al quale ruotano tutte le vicende, storiche e private.

La struttura del film è scandita in quattro momenti  – a Palermo, verso Donnafugata, a Donnafugata, il ballo – ed è analoga a quella del romanzo; Visconti, però, modifica molti particolari, toglie (le ultime due parti!), aggiunge (tra tutte le altre, le scene di battaglia) e amplifica (la cerimonia in chiesa, o il ballo, che dura un’ora sulle tre della pellicola intera). Il risultato è un film monumentale, premiato come miglior film al 16º Festival di Cannes e accolto bene dal pubblico (almeno quello italiano); oggi è unanimemente considerato un capolavoro.

gattopardo

CONFRONTO ROMANZO-FILM

Il rapporto con il romanzo di Lampedusa è complesso e va visto secondo i contenuti, l’espressione e la soggettività del messaggio. La tabella seguente ne rappresenta una stretta sintesi:

CONTENUTI
  MESSAGGIO LUOGHI E TEMPO PERSONAGGI
Critica del Risorgimento e pessimismo nei confronti della Storia / scavo psicologico (nel romanzo: maggiore insicurezza nel principe; rozzezza e ambizione di Angelica) Sicilia

1860-1862 (romanzo e film) + 1883 e 1910 (morte del principe e fine della famiglia): solo nel romanzo

Don Fabrizio Corbera,, Tancredi Falconeri, Calogero e Angelica Sedara: nessuna variazione / minore importanza nel film di Padre Pirrone, Paolo e Concetta
ESPRESSIONE
ORDINE NARRATIVO MODALITÀ NARRATIVE LINGUA E STILE
Dall’impresa dei Mille alla morte del principe: sostanziale rispetto dell’ordine narrativo, ma nel film c’è una frequente messa in ordine della cronologia dei fatti Focalizzazione sul principe, elaborazione formale (in comune, con i diversi mezzi espressivi)  /  Romanzo: interventi della voce narrante / Film: montaggio elaborato, centralità del principe nelle inquadrature e nelle scene; musica intradiegetica (es.: il valzer di Verdi durante il  ballo) Lingua letteraria, o comunque formale (in tutto il romanzo e nei dialoghi del film)
SOGGETTIVITÀ E CONTESTO
Delusione storica dopo l’unificazione d’Italia (comune a romanzo e film, ma accentuata e attualizzata in Visconti con riferimento implicito all’esperienza post-resistenziale) / nel romanzo: maggiore rilevanza alla riflessione sul tempo, sulla memoria e soprattutto sul rapporto vita-morte

 

film gattopardo locandina
La locandina del film

UN ALTRO CAPOLAVORO

L’adattamento di Visconti esprime la sua personale poetica. Lo aiutano il sapiente impiego della tecnica cinematografica e ancora una volta la sintesi stilistica del melodramma. Rinuncia a riproporre ciò che nel romanzo è prettamente letterario, come la splendida descrizione della morte del Principe, e valorizza ciò che vi è di scenografico in molte pagine di Lampedusa (gli ambienti chiusi, la natura siciliana, il ballo). Rimane fedele al testo soprattutto nei dialoghi, che spesso riportano, rendendoli  espliciti, il monologo interiore o i pensieri dei personaggi: si pensi al colloquio iniziale fra Tancredi e don Fabrizio (con il famoso «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi» di Tancredi), o al dialogo fra il principe e Chevalley, riportato integralmente.

Visconti, in modo particolare, fa proprio il discorso storico-sociale di Lampedusa (il vero o presunto “gattopardismo”), rendendo il pessimismo del protagonista e il suo anelito di morte omogenei e consonanti con la fine delle speranze risorgimentali. Inserisce nel finale, a questo scopo, gli scoppi della fucilazione dei garibaldini uditi nella carrozza da Tancredi e Sedara con compiaciuta soddisfazione (è la nuova Italia che ha vinto, la stessa che porterà il Regno alla Grande Guerra e poi al fascismo). La delusione post-unitaria riecheggia, per lo meno nel film, quella degli anni Cinquanta, di coloro che avevano sperato in un risultato migliore dalla liberazione.

Le critiche rivolte allo sfarzo eccessivo del film, alla sua teatralità, vennero presto respinte e rimandate al mittente:

Accusare Visconti di decorativismo, come qualcuno ha fatto, è ingiustificato poichè nel Gattopardo, eccettuati pochi slittamenti, l’evocazione di un ambiente e di un clima non si risolve in un puro giuoco formale e calligrafico. Al contrario, Visconti si serve di un fastoso apparato scenografico per infondere al testo di Lampedusa una corposità, una densità, una trasparenza, un profumo inconcepibili se non tramite un vero e proprio intervento creativo poggiante sull’impiego di un mezzo d’espressione autonomo e sulla fedeltà alle peculiari disposizioni di questo.

(Mino Argentieri, Rinascita, 6/4/1963)

https://www.comune.re.it/manifestazioni/ufficio_cinema/archivio_schede/schede_tutte/Visconti/Gattopardo.htm

È da dire semmai, se si vuole trovare una debolezza (ma non una colpa) nel lavoro del regista, che il pregio maggiore del romanzo, la fine analisi psicologica di un protagonista destinato al declino e poi alla morte, viene parzialmente svilito, quasi sacrificato sull’altare dei limiti dei mezzi espressivi del cinema. Il capolavoro di Visconti rimane comunque in tutta la sua grandezza, perché egli riesce a ricreare un testo dandogli non solo la sua personale impronta, ma esprimendo compiutamente la sua visione della Storia e del mondo e la sua interpretazione dell’uomo.

 

N.B.

È possibile trovare una biografia di Visconti e la scheda del film «Il Gattopardo» nel sito http://www.luchinovisconti.net. Meglio affrettarsi, il sito è in vendita…

Per le sequenze narrative del film consiglio invece http://kidslink.bo.cnr.it/irrsaeer/gattopar/sequenze.html

Infine, ho scoperto per caso in internet un mio PDF dedicato a questo tema trasformato in video. Propongo per curiosità il link (la voce non è naturalmente la mia): https://slideplayer.it/slide/941841/

 

 

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