
Follia significava essere perennemente nell’irrealtà più completa. Chiamavo la follia paese della Luce per l’illuminazione astrale, fredda, abbagliante e per lo stato di tensione estrema in cui si trovava ogni cosa, me compresa. Era come se una corrente elettrica di straordinaria potenza attraversasse tutte le cose e le tendesse all’estremo, fino a farle esplodere.
Marguerite A. Sechehaye, Diario di una schizofrenica, Ed. Giunti, p. 30.
