Il metodo bullet journal: come saper vendere un manuale di cui nessuno ha davvero bisogno. 

978880468053HIG.JPGDal 2013, anno in cui il suo creatore ideò un sito a lui dedicato, il metodo Bullet Journal si è guadagnato moltissima visibilità sui social, dando vita ad un nuova comunità di bulletjournalist che cresce e si arricchisce a vista d’occhio. 

L’ideatore di questo sistema di pianificazione, che ha come scopo quello di aumentare la produttività dell’individuo focalizzandosi sul presente e non sul futuro, è Ryder Carroll, austriaco emigrato in America, dove vive e lavora come grafico e webdesigner. Negli anni dell’adolescenza, a Ryder vennero diagnosticati un deficit dell’attenzione e un disturbo di iperattività, da cui nacque la necessità, con gli anni sempre più impellente, di trovare un sistema di organizzazione che potesse funzionare. L’impresa non si rivelò per nulla facile: Carroll tentò di sfruttare metodi vari, analogici e digitali, senza grande successo, finché ad un certo punto, frustrato e sconfortato, decise di creare un metodo di pianificazione fatto su misura, e che non necessitava di grandi strumenti: un taccuino e una matita. Nacque così il metodo Bullet Journal, che venne accolto, poco dopo il 2013, da un grande e, direi meritato, successo. Ognuno può trovare un metodo organizzativo proprio, ma questo sistema è funzionale e pratico in quanto mette insieme tre diverse esigenze: pianificare il futuro, organizzare il presente e tenere traccia del passato: e tutto in un unico strumento. Per quanto riguarda la mia esperienza di dottoranda, assistente universitaria, docente, bookblogger e figlia, posso dire che questo tipo di organizzazione ha rivoluzionato e decisamente migliorato la mia produttività, e così diminuito i miei problemi di ansia. Tuttavia, in questa breve recensione non vorrei parlarvi del metodo in sé (potrete trovare davvero tantissimi siti, blog e pagine facebook dedicate a questo tema, sia in inglese che in italiano; senza parlare poi dei video su Youtube), bensì del libro-manuale pubblicato nel 2018 dallo stesso Ryder Carroll: “Il metodo bullet journal.” 

Il libro è strutturato in due parti: la prima, più autobiografica, racconta brevemente dell’infanzia di Ryder e della nascita del bullet journal. Interessanti sono i commenti che il narratore ci propone riguardo al problema della produttività e della dispersività in cui siamo immersi nella vita di oggi. Abbiamo così tante opzioni per organizzarci e per facilitarci il lavoro, che alla fine questa enorme quantità di aiuti potenziali diventa paradossalmente un ostacolo. Discutibili, almeno per il lettore più pragmatico, sono tutti i discorsi sulla mindfulness, che sembrano un po’ aforismi da cioccolatini. Alcuni esempi: 

  • per muoverci con successo nel mondo in cui viviamo, dobbiamo guardare dentro noi stessi.
  • per molti di noi, “essere impegnati” vuol dire fare ciò che si riesce malgrado ci si senta sopraffatti.
  • dobbiamo ridurre il numero di decisioni che gravano sulle nostre spalle in modo da poterci concentrare su ciò che conta sul serio.

Ecco, secondo me, qua si sta facendo un po’ di filosofia motivazionale di quella spicciola, e certi passaggi potevano essere evitati. 

Nella seconda parte si entra davvero nel vivo della questione: Come si struttura un Bullet Journal? Come va usato? Cosa sono le raccolte e i log? Sono tutte domande importanti per il neofita. Tuttavia proprio qua nascono le mie perplessità, che sollevano la questione:  era davvero necessario scrivere e pubblicare questo libro? Mi spiego meglio. L’autore del metodo ha creato un sito nel 2013 dove spiega in maniera chiara e utile il metodo e la sua filosofia, da cui si sono mosse community, pagine Facebook, profili instagram etc… che hanno ulteriormente ampliato, migliorato e chiarito il sistema Bullet Journal. Arrivati a questo punto, pubblicare un manuale, 5 anni dopo, appare più una strategia di rilancio personale, di pubblicità per Carroll, che un tentativo di offrire al neofita un manuale di riferimento. Chi è nuovo del metodo ha moltissimi siti a cui rivolgersi, e quindi la domanda è: perché questo libro è diventato un bestseller? Perché, paradossalmente, ad acquistarlo sono stati, come la sottoscritta, coloro che già conoscono e usano ormai con confidenza il metodo, e parliamo di un numero di persone molto alto, a livello planetario. La sua pubblicazione, che avrebbe avuto una sua ragione 5 anni fa, appare ora solo una furba manovra pubblicitaria per vendere un numero alto di copie di un’opera che i fan vogliono possedere (una specie di cimelio per i veri conoscitori del metodo), ma la cui lettura non gli porterà nulla di nuovo. 

Rimane da chiedersi come mai, in un periodo in cui il numero di lettori diminuisce, si senta la necessità di pubblicare alcuni libri a tutti i costi (biografie di calciatori, manuali che sponsorizzano un metodo ormai noto e diffuso etc…), con conseguente inflazione del titolo di “scrittore” che ormai precede molti, troppi nomi della nostra modernità.

Certo il problema della pubblicazione di libri la cui utilità è quantomeno dubbia è un argomento molto lungo e complesso e non può essere certo affrontato in queste poche righe. Detto questo, il libro di Carroll può essere utile come lettura se volete iniziare un Bullet Journal; tuttavia, anche in questo caso vi consiglio di consultare le molte guide online prima di buttare via la bellezza di € 18,90! 

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