Il Caffè letterario di Zurigo è giunto al suo decimo incontro; a dimostrazione del successo delle sue iniziative ci sono le tante adesioni, le numerose visite alla pagina FB e il numero crescente dei partecipanti alle serate. I libri letti e discussi sono stati scelti tra tutti i generi letterari, tranne la poesia. Questa lacuna verrà colmata nell’incontro previsto per il 13 dicembre con Gerardo Passannante, scrittore affermato residente in Svizzera ed egli stesso membro del gruppo; si parlerà della sua raccolta «Quasi un Canzoniere» (Città del Sole, 2017; reperibile nel sito Frammenti riflessi: https://frammentiriflessi.wordpress.com/).
A gennaio, per il consueto ciclo di letture, verrà commentato «L’infanta sepolta» di Anna Maria Ortese (Adelphi, 2000).

«Così parlò Bellavista» di Luciano De Crescenzo fu nel 1977 il suo libro di esordio. Oggi lo possiamo considerare datato o ancora attuale? Ed esiste ancora la “napoletanità” da lui tanto difesa?
Privo di una trama vera e propria, il libro mescola saggistica e narrazione, dedicando alla prima i dialoghi che caratterizzano i capitoli dispari (l’autore, scherzando, ci dice nella Prefazione che si è ispirato a quelli platonici), alla seconda le rapide scenette dei capitoli pari, un po’ alla Marotta. Il tono è sempre leggero e la lingua è piana, facile; il tema principale è quello della “filosofia napoletana”, ma si parla anche di potere, di amore, della vita, di problemi sociali ecc. Nel suo insieme il libro di De Crescenzo vuole valorizzare quella qualità dell’animo umano che secondo l’autore è presente in tutti gli uomini, appunto la “napoletanità”, da non confondere con l’ignoranza popolare. De Crescenzo è convinto che qualità dell’essere “napoletani” sia da coltivare sempre e dovunque: A volte penso addirittura che Napoli possa essere ancora l’ultima speranza che resta alla razza umana. Tutto è narrato all’insegna dell’oralità, con il protagonista, il prof. Bellavista, portavoce delle idee di De Crescenzo. Sono tante le suggestioni, come il discorso sulla teoria dell’amore e della libertà, o la critica del potere, che il napoletano, uomo d’amore, rifiuta.
I pareri sul libro sono stati discordanti.
Da una parte, alcuni criticano lo stereotipo del napoletano sempre affabile, allegro e maestro nell’arte di arrangiarsi, cliché adatto a confermare i pregiudizi del lettore medio italiano; mentre altri apprezzano il concetto di “napoletanità” e ritengono che il disimpegno dell’autore sia solo apparente. Il testo è infatti ricco di spunti originali di riflessione filosofica, “pillole” di saggezza che toccano efficacemente le tematiche più alte; quella di De Crescenzo sarebbe un’operazione colta mascherata da letteratura d’intrattenimento.
Molti ritengono ancora attuale la tematica affrontata dall’autore, che in fondo abbraccia nel loro complesso tutti i rapporti umani, e chi vive da emigrato conosce la complessità e l’importanza di questi problemi. Difficile dire, comunque, se oggi essere italiani rimandi o no al concetto di “napoletanità”, cioè alla socialità, allo stare insieme in cui si dividono collegialmente gioie e dolori, dunque alla “comunità” proposta da De Crescenzo, e se ciò sia ancora una realtà o solo un ricordo del passato.
Quello che è certo è che il libro, per essere adeguatamente compreso, deve essere calato nel suo contesto storico, quello della metà degli anni Settanta: in quel momento De Crescenzo forse non intendeva riproporre un cliché, ma portare una tesi nuova, quella della necessità di essere almeno un po’ “napoletani”. Il lettore odierno, invece, ignaro di “napoletanità”, viene a conoscere una realtà per lui ormai sparita e, incuriosito, ne prende atto, forse rammaricandosi della sua scomparsa.
«Così parlò Bellavista», con il suo modello di socialità e di qualità umane, con la sua difesa del sapere popolare e con il suo apporto divulgativo, trova ancora oggi la sua attualità e può interessare molti lettori. Se si accantonano i suoi difetti (la superficialità o la ridondanza di alcuni capitoli, una certa piattezza della lingua, l’inconsistenza dei personaggi), il libro può ancora divertire e far riflettere: un po’ datato e attuale allo stesso tempo.

[…] dopo la piacevole parentesi umoristica di «Così parlò Bellavista» di Luciano De Crescenzo, abbiamo letto e discusso il Canzoniere d’amore (o, meglio, «Quasi un Canzoniere») di Gerardo […]
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