Incipit del giorno – 22 gennaio 2020

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I. «Dio vi dia la salute», augurò il custode del cimitero ai due amici che uscivano. Nino protestò: — Perchè irridi vecchio al nostro stato mortale? ben sai tu che a nulla ci giova la salute.

II vecchio taceva e guardava le sue tombe.

— Pure, disse poi crollando il capo, pure…. Dio vi dia la salute.

I due amici uscirono e s’incamminarono in silenzio per la via deserta.

N. ruppe il silenzio quasi continuando.

— Parlava in buona fede — eppure il suo augurio suona irrisorio.

Rico.

— Tale in fatti suona a noi che non l’abbiamo la salute.

N.

— Ma l’avessimo anche, non essa ci salverebbe dall’estremo passo che il vecchio ha in sua balìa.

R.

— No certo. Ma è diverso per chi è sano e per chi è ammalato. 

N.
— E che importa a me più esser sano o ammalato se devo morire? O se pur c’è una differenza più mi sarà doloroso abbandonare questo mondo che a me sano sarà lieto, che abbandonare un luogo di tormento per cessare nell’incoscienza il dolore del male. Chè se la morte è il supremo dei mali è per la via degli altri mali ch’io potrò prepararmi a sopportarlo.
R.
— Dici bene, ma dimmi: come si fa a sopportare il male? Forse che perchè io lo sopporti esso diventa meno male di quanto fosse prima o come avviene?
N.
— Certamente esso resta quale è, ma io non lo sento più così come prima lo sentivo.
R.
— Cosi dunque come il freddo è male quando il tuo corpo s’irrigidisce e il sangue non circola più e tu senti dolore a ogni estremità, ma se tu con la ginnastica e l’abitudine indurisci il corpo prima e quando ogni volta nel freddo tu non cerchi riparo, ma cerchi col movimento di far circolare il sangue, tu potrai sopportar quello senza dolore e non ti sarà più un male.
N.
— Così appunto.
[…]

Carlo Michelstadter, Dialogo della salute.

https://it.wikisource.org/wiki/Dialogo_della_salute

 

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