
Quando ormai la scienza ha messo in chiaro che ogni popolazione differisce un po’ da tutte le altre, ma che nel genoma non si trovano linee di confine fra neri, bianchi e gialli, salta fuori qualcuno che dice: d’accordo, sarà anche così, ma questi discorsi sono così complicati! Mentre le razze sono così evidenti… Con un po’ di maquillage editoriale, questo discorso disarmante diventa una ricetta di successo, perché negli Stati Uniti i libri che sostengono la superiorità dei bianchi vendono mica male. Così oggi il vento è cambiato. Oggi, come scrive Jonathan Marks, far accettare l’inesistenza delle razze è diventato tanto difficile quanto convincere i nostri antenati del Seicento che la Terra non se ne sta ferma al centro dell’universo.
Guido Barbujani, L’invenzione delle razze.

[…] Nella prima, tratta da L’invenzione delle razze, l’autore riflette sul fatto che, pur avendo la scienza dimostrato l’inesistenza di ragioni genetiche per avvalorare una suddivisione della specie in razze, il razzismo, seppur ovattato da una patina di perbenismo, non manca di affollare gli scaffali delle librerie contemporanee. […]
"Mi piace""Mi piace"