Ciò che chiamiamo conoscenza del mondo, esperienza, riflessione, o persino saggezza, è in definitiva la presunzione che da una miriade di osservazioni sparse possiamo risalire a una legge universale che le sintetizzi in formule risolutive. E non riflettiamo mai abbastanza che quelle nozioni, prese isolatamente, sono legate a momenti e stati d’animo staccati tra di loro. Cosa ci autorizza allora a fondere la loro staticità nel dinamismo di una riflessione addizionale, se non la pretesa che il nostro essere attuale sia lo stesso di allora? In realtà quell’essere di allora è morto; e se pure le pallide immagini che ne conserviamo nella memoria appartengono alla nostra storia emotiva, non dovremmo legittimamente concedergli l’autorità di una arroganza conoscitiva.
Gerardo Passannante, Massime e riflessioni.
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