Alle origini del genere gotico: «Il castello di Otranto» (Pillola di narrativa)

Da me letto in occasione del #bookbingo di @imieiamicidicarta e @sognidi_carta, Il castello di Otranto (1764) di Walpole (1717 – 1797) è da tutti considerato il padre del genere gotico, di cui troviamo le caratteristiche più importante qui riunite in un’unica opera: il gusto per le atmosfere tenebrose, le apparizioni soprannaturali, l’ambientazione in un antico castello medioevale, i sotterranei umidi, immersi in una notte minacciosa popolata da fantasmi e sinistri cigolii. Come da tradizione, i protagonisti sono un antieroe (Manfredi, principe usurpatore di Otranto) tenebroso e fatale, e un’eroina (Isabella, figlia del legittimo erede) innocente e perseguitata, salvata alla fine dall’eroe protagonista. 
Un aneddoto curioso: all’inizio Walpole aveva preso le distanze dalla sua stessa opera, raccontando di aver semplicemente tradotto un vecchio manoscritto italiano. In seguito, però, di fronte all’inatteso ma innegabile e immediato successo del romanzo, si risolse a reclamarne la completa paternità. E in effetti con i suoi intrecci complicati, il susseguirsi di eventi imprevisti, rovesciamenti di situazioni, Il castello di Otranto sa catturare la curiosità del lettore tenendolo con il fiato sospeso fino alla fine, dove potrà finalmente riannodare i fili della storia. Ma forse proprio qui sta il difetto maggiore di questo romanzo: succedono tante cose in uno spazio narrativo davvero claustrofobico che non concede al lettore il tempo di godere del racconto, senza soffrire del ritmo troppo incalzante. Personalmente avrei preferito un’opera più lunga, ma che mi desse modo di capire come gli eventi che costituivano la storia avevano finito per impattare sulla psicologia dei personaggi; una dimensione, questa che non viene per nulla sfiorata, e forse di proposito. A porvi rimedio penserà il grande erede del genere gotico, ossia il Frankenstein di Mary Shelley, ma questo è materia per un altro articolo…
Godibile è invece, in ultima istanza, l’atmosfera shakespeariana, tipica del Re Lear o del Macbeth, che si respira ad ogni pagina, in un susseguirsi di maledizioni, inquietanti apparizioni, e truculente vendette tra famiglie. 

6 commenti

  1. […] Dopo le due rivisitazioni, come non parlare dell’opera fondatrice del genere gotico? Letto e imitato in tutta Europa, questo breve e coinvolgente romanzo ha dato origine ad uno scenario narrativo particolarmente adatto ad essere goduto durante la notte delle streghe: passaggi segreti, rumori misteriosi, specchi vuoti e cascate di sangue. La storia è un dramma all’insegna dell’amore infelice, all’interno del quale si muovono personaggi – tipo quali la giovane indifesa, l’eroe misconosciuto e il malvagio preda di orribili perversioni. È con quest’opera che l’irrazionale riesce a infrangere il muro di razionalismo tipico della letteratura settecentesca. Se volete sapere qualcosa in più de Il castello di Otranto potete cliccare qui all’articolo-recensione dedicatogli un po’ di tempo fa: Alle origini del genere gotico: «Il castello di Otranto» (Pillola di narrativa) […]

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  2. […] Ho appena finito di leggere un classico della letteratura dell’orrore: Dracula di Bram Stoker. Tutta la mitologia antica e contemporanea che ruota attorno al vampiro parte da qui, sebbene questa non ne sia la prima apparizione letteraria. Non è un romanzo semplice né costituito da una mera serie di eventi che coinvolgono personaggi privi di spessore narrativo, come avevo invece scritto de del romanzo di Walpole in Alle origini del genere gotico: «Il castello di Otranto» […]

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