Chiara Ferragni, la 194 e altre storie librose tra narrativa e saggistica

Una settimana di letture #47
Federica Breimaier

L’estate è agli sgoccioli e l’autunno non si preannuncia certo roseo. Dico così non perché, di ritorno da una Barcellona rumorosa e assolata, io sia atterrata in maniera non proprio dolce su una Zurigo circondata da nuvole e temporali, quanto piuttosto per i toni sempre più aspri della campagna elettorale, ormai entrata nel vivo. Prova ne è la scabrosa pubblicazione, ad opera di Meloni, e di certi giornali, del video di uno stupro, che, facendo il giro del web, ha privato ancora una volta la vittima della libertà di autodeterminazione. 

A proposito di libertà di scelta, questa settimana, in maniera in parte inattesa, il diritto all’aborto è stato al centro della discussione politica. L’interesse è stato riacceso dall’influencer Chiara Ferragni, che, in una storia su Instagram, si è scagliata contro la posizione del partito di Giorgia Meloni. Lo ha fatto riprendendo un post con cui @thevision denunciava la politica pro-vita instaurata dalla destra nelle Marche, dove il consiglio regionale ha deciso di non applicare la circolare del ministero della Salute, che permette la somministrazione della pillola abortiva Ru486 anche all’interno dei consultori. Ferragni ha invitato chi la segue a mobilitarsi affinché il modello Marche non diventi il modello Italia, e quindi a votare contro la coalizione di destra. Sebbene molti guardino con un certo scetticismo all’entrata a gamba tesa di un’influencer nell’agone politico (cosa non nuova per la coppia dei Ferragnez, spesso portavoce di istanze progressiste anche nel reality show che è diventata la loro vita), e pur potendo io in parte condividere chi dietro questi commenti vede un tentativo di “brandizzare” certi temi per un tornaconto in termini di visibilità, non si può però negare che quanto accaduto ha obbligato i partiti a prendere posizione circa il dibattito sull’aborto (di cui avevamo parlato anche in Chi siamo “noi”? Di cagnette, Signorini e altre storie di questa settimana). Il dato è questo: «Lega e Fratelli d’Italia, che governano in diverse regioni italiane, stanno portando avanti in modo concreto un programma per limitare l’accesso all’aborto farmacologico e per sostenere formalmente natalità e maternità attraverso precise proposte di legge con finalità antiabortiste». E questa è la direzione che potrebbe prendere l’Italia se la destra dovesse vincere. C’è solo un modo per evitare di intraprendere una pericolosa china destinata a privare di autodeterminazione tutte le persone dotate di un utero: votare! Perché chi non vota, chi decide di starsene sul divano a fare il disfattista, il cinico o più semplicemente il pigro, dopo non dovrà lamentarsi.

In questo contesto mi lascia un po’ perplessa la posizione di chi sostiene che, piuttosto che difendere la 194, sarebbe ora di cambiarla. La 194 è sicuramente una legge che fa acqua da tutte le parti, assolutamente perfettibile (come dimostra il tasso nazionale di obiettori di coscienza del 64,6%) che anche applicata alla lettera (cosa che non è), è facilmente aggirabile, ragion per cui appare “accettabile” a certe correnti di destra. Attenzione però a non sollevare un confuso polverone di obiezioni alle obiezioni! Se fossimo chiamati a scegliere tra una coalizione che vuole tenere la legge così come è, e un’altra che la vuole cambiare per rendere l’accesso all’aborto più facile e sicuro, quest’ultima avrebbe il mio voto e la mia militanza. Ma le cose non stanno così! Qui parliamo di un partito, quello di Meloni, che porta avanti una chiara ideologia antiabortista, e non possiamo rischiare di dividere il consenso a sinistra! Il messaggio deve essere ben chiaro: giù le mani dalla 194! Passate le elezioni (speriamo con un po’ di democrazia in campo) sarà imperativo parlare di cambiare, migliorare e aggiornare, ma adesso, a poche settimane dal voto ritengo, sia una posizione pericolosa, che non posso condividere. Il tempo è poco e non si può rischiare di sollevare domande su come cambiarla, come migliorarla, come mettere d’accordo sulla direzione di modifica. Pensiamo a mantenerla questa legge! E a rispondere alla compattezza dei reazionari con altrettanta coerenza e determinazione!

Per questo tra le tante fonti cui attingere per capire come siamo messi in fatto di diritto all’aborto vi consiglio con convinto entusiasmo, per il suo attento lavoro sia di informazione che di lotta a certi tabù, il profilo di @ivgstobenissimo e anche il recente saggio uscito per Fandango Mai dati.

Per il resto, avrei voluto parlarvi delle mie impressioni sulla prima puntata di House of the Dragon, che ho guardato davanti al mare, prima di partire per il monastero di Montserrat, ma avremo tempo di recuperare. 

Ora ripercorriamo i contenuti pubblicati sui nostri canali questa settimana. 

✍️ QUI SUL BLOG

Per quanto riguarda la letteratura vi abbiamo proposto:

Per il versante saggistico abbiamo pubblicato:

📷 SU INSTAGRAM

Accanto alle storie da Barcellona, questa settimana, per la rubrica Vi leggo una poesia, Maresa vi ha letto Preghiera di Giuseppe Ungaretti, che potete riascoltare cliccando qui.

📚 Curiosità dall’internet

Come sempre ecco una lista di articoli che questa settimana hanno attirato la nostra attenzione:

2 commenti

  1. Speriamo che questa non diventi premier, altrimenti addio ai diritti, quindi è necessario che vadano a votare più persone possibile, in particolare i giovani, visto che dovrebbero avere a cuore il futuro del nostro Paese.

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    • Sono d’accordo. I giovani (in cui mi ci metto anche io, sebbene mi approcci ai 30) sono lontani dalla politica, perché quest’ultima ha smesso di parlare loro, tranne poi “svegliarsi” quando è ora delle elezioni. È però anche vero che, e questo vale per tutti e tutte, molti di noi hanno smesso di concepire il diritto al voto come un impegno civile serio. Quanti di noi si informano se non sui social? Quanti di noi guardano i programmi? Quanti di noi si prendono il tempo di capire cosa davvero conta? Pochi, secondo me, troppi pochi. Questa volta rischiamo davvero di ritrovarci con un governo di destra, speriamo di essere in grado di prevenirlo …

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