Incipit del giorno ~ 23 settembre 2022

La prima vera esperienza della mia vita lavorativa è stato il collegio dei docenti.
Io credo che il primo collegio dei docenti, come il primo bacio, stia in quel bagaglio di cui è possibile valutare il peso solo se lo hai tenuto sulle spalle almeno una volta nella vita.
Quando ci saranno i tour operator per le esperienze autentiche o non prevedibili, ci sarà qualcuno che organizzerà le escursioni nei collegi dei docenti.
Io non storco il naso, lo so che il gruppo regredisce e che la regressione si assesta sempre intorno ai cinque anni. Quando se hai un foglio, lo accartocci e lo lanci lontano. Quando se vuoi una cosa, allunghi il braccio, la afferri e una volta arrivata sul tuo banco è tua per sempre. Anche se l’anno successivo cambi aula.
Il collegio docenti è cosí. Solo che l’ottantotto per cento delle persone sedute ha almeno quarant’anni. E quindi non può rubare nulla e nemmeno lanciare palline di carta. Frustrati e allegri, perché l’unica cosa da fare, è parlare.
Nel collegio dei docenti si identificano diversi tipi di oratori. Chi si alza in piedi ma non va alla cattedra. Chi si alza in piedi e parla alla platea. Chi non si alza in piedi e parla fittamente con il collega a fianco. Chi parla fittamente con i colleghi seduti sei file piú in là. Gli interventi di chi arriva alla cattedra sono i piú impegnativi ed è su quelli che il collegio si spacca. Ogni tanto si spacca anche per alcuni interventi dalla platea ma in quel caso di solito non si arriva al voto e ci si parla addosso fino a quando qualcuno va alla cattedra. Quando si parla di docenti c’è sempre una cattedra di mezzo. Come la corda in casa dell’assassino.

Chiara Valerio, Nessuna scuola mi consola

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