
I, 19
Cinzia mia,
non temo i tristi Mani, adesso
né pavento il tributo fatale al rogo estremo, ma
il mio sepolcro manchi del tuo amore
questo timore più della stessa morte
è duro. Non così lievemente
Eros si posò sui miei occhi che la mia polvere
non ne serbi ricordo. Laggiù
nelle tenebre dell’Ade l’eroe Filacide
non poté restare immemore della bella consorte, ma desiderando
stringere l’amata in vani abbracci
giunse il tessalo fantasma all’antica dimora. Laggiù
comunque io sia, sarò per sempre la tua ombra: trapassa
anche le sponde del Fato un grande amore. Laggiù
vengano le schiere delle belle eroine
che il saccheggio di troia diede agli uomini argivi; ma nessuna
preferirò alla tua bellezza, Cinzia e (questo
giusta la Terra conceda) anche se i Fati
ti serbino a una lunga vecchiaia. Sempre
saranno care al mio pianto le tue ossa. Se questo provassi
tu, viva, sulle mie ceneri! Allora
ovunque giungesse non mi sarebbe amara
la morte. Ma come temo, o Cinzia,
che crudele, facendoti spregiare
il mio sepolcro, dalla mia polvere
Amore ti allontani, t’induca
ad asciugare il pianto fluente
anche se non vorrai. Assidue minacce
piegano la donna più ferma. E noi amanti,
tra di noi, finché è lecito, gioiamo. Non c’è tempo
abbastanza lungo per un amore.

[…] Poesia del giorno – 1 aprile 2023 di […]
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