Recensione |LA FANFARLO di Charles Baudelaire

          Chi dice Baudelaire dice Les Fleurs du Mal. Tanto quel libro esclamativo si impone da sé, ponendosi al centro della poesia moderna. Ma Baudelaire si è anche cimentato con risultati eccellenti in prosa, pur se nemmeno in essa riesce a frenare il suo lirismo connaturato e a sfuggire alla maledizione della poesia che la “contamina”: come accade con Le spleen de ParisLes Paradis artificiels, Mon coeur mis à nu. Stesso discorso vale per il traduttore del confratello Poe o per il critico d’arte; senza dimenticare il Saggio su Wagner, di cui fu tra i primi a riconoscere la grandezza, in una Francia travolta dai rumorosi marchingegni meyerbeeriani… 

          Se però si esclude la novella Le jeune enchanteur, un esercizio stilistico d’occasione, l’unica opera di pura finzione che ci ha lasciato è un romanzo breve dal titolo La Fanfarlo. Che pubblicato nel 1847 sul Bulletin de la Société des gens de lettres (prima, dunque, che si aprisse la grande stagione dei Fiori del male), fu considerato dall’autore un peccato di gioventù, al punto che finì per disinteressarsene. Il che spiega perché anche molti dei suoi ammiratori ignorano quel piccolo capolavoro, che per la sua tendenza al saggismo ne fa un antecedente del grande romanzo proustiano

        Vi si narra la vicenda di Samuel Kramer (proiezione autocaricaturale dello stesso autore), un poeta dotato per la letteratura ma che nell’amore implicava più il ragionamento che non i sensi. Il quale, dopo aver pagato un tributo al romanticismo con la silloge dallo strano titolo di Les Orfraies, incontra in un parco di Parigi un’amica di infanzia, che trascurata dal marito invaghitosi di un’attricetta, ammiccandogli qualche vago compenso, lo supplica di strapparlo alle grinfie della Fanfarlo. Samuel, il cui materialismo assoluto non era lontano dal più puro idealismo, sperando di trovare nelle braccia della donna una ricompensa all’opera meritoria, con una serie di espedienti riesce a recuperare l’adultero. Solo che, mentre la signora, una volta raggiunto il suo scopo, se ne parte col marito lasciandolo a bocca asciutta, Samuel si trova a sua volta irretito nelle grazie dell’ammaliatrice. Che rivelandosi col tempo più ossessiva di una moglie, mentre perde attrattiva ingrassando, lo incalza a scalare la soglia dell’Istituto e della celebrità letteraria, col risultato che invece di produrre poesia Samuel si applica solo a noiosi trattati di scienza e teologia. 

          Semplice la storia, come si vede, e pochi i personaggi. Samuel, al tempo stesso un fannullone, un ambizioso che in tutta la sua vita aveva avuto soltanto mezze idee… un commediante per temperamento, che andava a guardarsi piangere allo specchio… e che non era mai riuscito a combinare nulla perché credeva troppo nell’impossibilela signora Cosmelly, che non esita ad ammiccargli cinicamente, salvo poi lasciarlo con un palmo di naso; e infine La Fanfarlo che dà il titolo al racconto: adescatrice, sensuale e vanitosa, prima di diventare con insospettata evoluzione una cicciona astuta… Così che con lei il poetastro che non sapeva ridere di sé, tanto era fasciato dal mito della poesia, cade nel fango per aver cercato di sfuggire alla legge per cui ogni amore fa sempre una brutta fine, tanto più brutta quanto più all’inizio era divino e alato

          Il racconto, che all’autore sembrava “interminabile”, tanto lo teneva sulle spine, non manca di difetti tecnici, di equilibrio o sviluppo. La prima parte, la più lunga, indugia sulla signora Cosmelly, che invece scompare quasi del tutto nella seconda: dove l’autore si lascia andare a digressioni umoristiche su giornali, teatro, arredamento, gastronomia, architettura, sessualità, scrittura, bellezza, prima di chiudere in maniera sbrigativa. Eppure, proprio con lo straniamento della terza persona Baudelaire mette in scena se stesso, in una traslata autobiografia; e per castigare beffardamente il proprio sentimentalismo, col compiacimento di quello spirito luciferino che faceva da pendant al suo inguaribile lirismo, inietta nel racconto una bizzarra vitalità, in virtù dello stile scintillante; e vi sprigiona un’inventiva in bilico tra esaltazione e dissacrazione, per prendere le distanze da un certo sentimentalismo effusivo proprio mediante la sua ostentazione paradossale. Era la stessa adozione di una materia “bassa” a necessitare lo schermo semiburlesco: così che, camuffandosi sotto l’impersonalità, la lirica smette di essere ingenua, e asseconda il presupposto per cui “tutti i grandi poeti diventano naturalmente critici”. 

          Come dire che solo in un racconto parodistico può confessarsi con pudore un poeta che nel romanticismo non crede più, e a cui non resta che slittare fatalmente verso la mediocrità borghese che a tocca a Samuel: che perdendo il rapporto con la realtà aspirava alla corona poetica, in un mondo in cui la poesia ha da tempo perduto sacralità, visto che le tristezze e gli amori degli scrittori non somigliano affatto a quelli degli altri uomini… È l’odio di tutti o di noi stessi a spingerci a queste menzogne. Ci siamo truccati il viso… e ci siamo talmente applicati ad alterare il nostro cuore, che ci è impossibile parlare nel linguaggio degli altri, che vivono per vivere, mentre noi, ahimè, viviamo per sapere. 

          Che è il ritratto impietoso di ogni poetastro atteggiato, che in assenza di genio si pavoneggia con la mitologia dell’artista raro, diversamente, beninteso, da Baudelaire stesso: che sotto la caricatura urlava la dannazione del poeta autentico, a cui solo il ripiegamento nella solitudine e il duellum acerrimo con scrittura permetterà presto di sollevarsi, ne Les Fleurs du Mal, dai miasmi della materia ai cieli dell’arte. 


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2 commenti

  1. […] Ieri è invece uscita una nuova recensione in cui Gerardo vi presenta un’opera in prosa (!) di Charles Baudelaire: La Fanfarlo. In questo romanzo breve, «si narra la vicenda di Samuel Kramer […], un poeta dotato per la letteratura ma che nell’amore implicava più il ragionamento che non i sensi. Il quale, dopo aver pagato un tributo al romanticismo […], incontra in un parco di Parigi un’amica di infanzia». Volete leggere la recensione completa? La trovate a questo link: Recensione |LA FANFARLO di Charles Baudelaire […]

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