Briciole di filosofia | #11 FERECIDE

Trovate le puntate precedenti, sulla pagina dedicata a questa rubrica: Briciole di filosofia


FERECIDE VI secolo a.C. ancora uno dei sette sapienti (ma quanti erano?!)

Di incerta data di nascita, ci restano però su di lui un paio di storielle intriganti. Come quella che un giorno, scorgendo un battello con la vela gonfia sul fiume, disse che presto avrebbe fatto naufragio. E il battello colò a picco. Un’altra volta, dopo aver bevuto l’acqua di un pozzo, predisse che un terremoto si sarebbe prodotto nei prossimi tre giorni. E così fu. Non sorprende, con questa fama da iettatore, che Ferecide vivesse una vita modesta e segregata. Scorbutico al punto da rifiutare, ammalato, le visite dei medici e degli amici (strano che ne avesse qualcuno!), urlandogli che se volevano conoscere il suo stato di salute non avevano che da osservare il colore del dito che infilava nella fessura della porta (non ci è dato sapere di quale dito si trattasse, ma non si può escludere il medio…). Fu però abbastanza accondiscendente nell’invitarli a tornare per le sue esequie, che doveva prevedere prossime. Morì infatti in maniera poco filosofica, all’età di ottantacinque anni, mangiato dai pidocchi… È improbabile che avesse funerali di stato. In compenso fu seppellito da un discepolo geniale di nome Pitagora… 

Tra i suoi molti studi, abbiamo una raccolta mitografico-genealogica, una Storia degli dèi, alcune opere erudite come le Autóchthones, una storia dell’Attica e le Genealogie. Nella sua opera cercò di combinare le teorie cosmogoniche greche con elementi orientali, addirittura con qualche eco delle Upanishad. Da questa mescolanza di influssi emerse un collegamento tra la mitologia e il pensiero naturalistico presocratico, con l’introduzione di tre divinità primordiali: Zas (forse Zeus), Chronos (il tempo) e Cthonie. Durante il rito nuziale con Zas, Cthonie si toglie il velo che allegoricamente allude al “disvelamento” dell’aletheia, la verità. Ma siccome essa non può rimanere nuda, Zas la ricopre col suo mantello, non senza che sia prima avvenuta la congiunzione: in cui il doppio diventa uno, e il cielo copre l’abisso. Sicché della verità profonda resta soltanto una conoscenza esterna, come semplice illusione. E qui, in effetti, si sentono gli echi delle filosofie orientali

Ecco qualche estratto, anche da una lettera a Talete, al solito con commenti semiseri.

  • Chi vuole lodarmi lodi piuttosto Pitagora, perché è il primo in terra greca (Da Pitagora, o forse dalle dottrine orfiche, aveva colto l’idea della metempsicosi (trasmigrazione delle anime)). 
  • Anche dopo la morte l’anima ha una vita deliziosa (Forse perché, essendo stato il corpo roso dai pidocchi, all’anima peggio non poteva andare. In verità c’è anche chi dice che erano… vermi. E questo sembra più plausibile).
  • Pitagora sorpassa tutti in saggezza perché ha visto e insegnato i costumi degli uomini (In effetti la filosofia è una dimensione essenzialmente umana. E se Pitagora aveva capito la natura degli uomini, aveva capito tutto). 
  • Possa tu morire quando la tua ora sarà giunta (Come dire che ogni vita è lunga quanto basta al suo compimento, quale che sia la durata. Fatalismo piuttosto discutibile, ammettiamolo!). 
  • Non sono soddisfatto dei miei scritti, perché non contengono una visione sicura delle cose (Se tutti scrivessero solo su ciò di cui sono assolutamente sicuri, le biblioteche e le librerie sarebbero semivuote. Visto che così non è, è da credere che si scrivono molte fandonie).
  • Non ho preteso di far conoscere la verità, e ho dato suggestioni non certezze (Non millantava verità, e lasciava spazio al disaccordo, come ogni pensatore dovrebbe fare). 
  • Ho solo detto ciò che un uomo può dire degli dèi, il resto si può solo congetturare (E dire che c’è chi pretende di sapere che la natura divina è una e trina, che la carne risusciterà, e può descrivere le delizie dell’oltretomba, ecc. Congetture?). 

Un po’ perfido il benservito che gli dedicò Diogene Laerzio: 

Fu un oracolo vivente che predisse l’avvenire… 
E mostra quanto è vero il proverbio per cui un saggio, 
se è veramente tale, 
è utile durante la sua vita, 
e ancora più utile dopo la morte…!

 

Un commento

  1. […] Martedì è uscita l’undicesima puntata della rubrica curata da Gerardo Passannante Briciole di filosofia. Protagonista è stato questo settimana FERECIDE, antico saggio del VI secolo a. C, che morì in una maniera molto originale, benché poco filosofica. Tra l’altro, non ebbe nemmeno funerali di stato, ma fu sepolto da Pitagora in persona!Volete sapere qualcosa di più su questo autore dell’antichità? Potete leggere qui l’articolo: Briciole di filosofia | #11 FERECIDE […]

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