Una settimana di letture #88
Vittorio Panicara (& Federica Breimaier)

Il 5 luglio scorso la Commissione UE, nell’ambito del pacchetto sull’uso sostenibile delle risorse naturali ha deciso di proporre in agricoltura un iter di autorizzazione veloce per le cosiddette TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita, con riferimento al genoma modificato delle piante). Verrebbero meno, dunque, le regole di tracciabilità ed etichettatura che invece valgono ancora per i veri e propri OGM (sigla di Organismo Geneticamente Modificato). Si tratterebbe di sottoporre molte specie vegetali a editing genetico, ovvero a nuove tecniche genomiche (New Genomic Techniques: NGT); le piante così ottenute sarebbero resistenti ai cambiamenti climatici, avrebbero bisogno di poca concimazione e darebbero rendimenti più elevati. Da un punto di vista tecnico, si modifica il genoma di una pianta non inserendo materiale estraneo, ma quello di piante già naturalmente incrociabili. Con la manipolazione genetica che dà luogo agli OGM, invece, si introduce nel genoma di una pianta del materiale genetico ricavato da una specie con cui non sono possibili incroci naturali. L’eccezione per gli NGT resistenti agli erbicidi, inserita nella prima bozza, è saltata.
Il settore agricolo di vari paesi e il Copa-Cogeca, principale lobby degli agricoltori europei, nonché colossi internazionali del biotech come Bayer o Singenta, hanno accolto con gioia la novità. In Italia Confagricoltura e Coldiretti si sono dette felici di tale scelta, mentre il ministro dell’Agricoltura con delega alla sovranità alimentare Francesco Lollobrigida ha esultato: “L’Italia oggi è all’avanguardia in Europa”, per l’emendamento al decreto siccità proposto da Fratelli d’Italia e approvato dalle commissioni Agricoltura e Ambiente del Senato. È ovviamente d’accordo Luigi Cattivelli, direttore del centro di genomica e bioinformatica del Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura, ente scientifico affiliato al Ministero dell’Agricoltura. Lo stesso vale per Carlo Gaudio, presidente del Crea: “Siamo a un passaggio storico”. I risultati della sperimentazione hanno riguardato frumento, riso, vite, olivo, pomodoro, basilico, melanzana, fragole, pesche, albicocche, ciliegie e agrumi.
In Svizzera, però, paese che non fa parte dell’UE ma che confina con paesi dell’Unione, si sono levate obiezioni e riserve, raccomandando al Consiglio Federale di non seguire la politica europea delle innovazioni genetiche in agricoltura, temendo un indebolimento delle regole europee in materia di OGM. Hanno protestato BioSuisse, l’associazione degli agricoltori biologici svizzeri, e vari gruppi ambientalisti elvetici. Si prospetta una dura battaglia, gli ecologisti chiedono che l’attuale moratoria sugli OGM, che scade nel 2025, resti in vigore. Ma naturalmente non si protesta solo in Svizzera.
Il punto è che molti considerano queste “mutazioni semplici” nient’altro che nuovi OGM. Greenpeace Italy è chiara: Nuovi OGM: la deregolamentazione della Commissione europea non garantisce sicurezza e diritti dei cittadini. L’IFOAM (Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica) ritiene pericolosa e fuorviante l’idea della Commissione europea. Ben 37 organizzazioni contadine, ambientaliste e del mondo del biologico (tra cui Coalizione Italia Libera da OGM) considerano il tentativo di Bruxelles di autorizzare gli NGT una scelta arbitraria e priva di qualunque base scientifica. Ma la questione è politica. I colossi dell’Agrobusiness potranno brevettare le piante NGT e di conseguenza aumentare la loro influenza sulle filiere alimentari, a scapito dei diritti degli agricoltori. Le NGT non favoriranno un’agricoltura sostenibile, come l’UE vuole far credere. Non è l’agricoltura industrializzata che sta portando al collasso ecologico i sistemi naturali? Agricoltori e consumatori vorrebbero essere liberi di non utilizzare o acquistare prodotti dell’ingegneria genetica; i brevetti, per di più, porterebbero alla monopolizzazione delle risorse genetiche.
Con le elezioni europee che si avvicinano, probabilmente la proposta della Commissione non verrà adottata subito, ma dopo… Tornano alla mente i pericolosi tentativi della Monsanto, che ha inaugurato l’era del biotech, di diffondere da noi i semi di soia geneticamente modificati, come accaduto negli Stati Uniti, con la falsa promessa di mettere fine alla fame nel mondo. Gli interessi in gioco sono enormi.
E in Italia l’entusiasmo del ministro Lollobrigida (quello della «sostituzione etnica») sembra, da questo punto di vista, poco in linea con i veri interessi degli agricoltori e dei consumatori italiani. Forse la sua delega alla “sovranità alimentare”, formulazione parsa ai più un po’ fumosa, è nella sostanza nient’altro che la difesa degli interessi delle grandi compagnie biotech. Un “sovranismo” un po’ bizzarro.
Ma ora torniamo ai contenuti del blog usciti questa settimana…
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Per la nostra rubrica Pillole di narrativa Maresa Schembri ha pubblicato un articolo dedicato a «Al giardino ancora non l’ho detto» di Pia Pera.
Venerdì è invece uscita la mia recensione dedicata a Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi di Michela Murgia. Si tratta di una raccolta di 13 racconti che trattano di temi molto diversi; per me è stata una piacevole lettura! Potete recuperare l’articolo qui: Quello che le recensioni non dicono: «Tre ciotole» di Michela Murgia
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