Storie di libri (non) comprati

Come scegliamo i libri? Cosa li porta sui nostri scaffali? Perché un libro che un tempo ci pareva non adatto al nostro gusto ci attrae qualche anno dopo? Qui sotto seguono 4 brevissime storie di titoli entrati più o meno per caso nella mia libreria, scovati durante il mio ultimo soggiorno pavese. Più che del loro contenuto (che potrete reperire ovunque in rete) voglio raccontarvi del perché li ho scelti o forse, dipende dai casi, di come loro si siano lasciati scegliere. Quali strani viaggi fanno certe opere, nella nostra mente, prima ancora di essere sfogliate!

1. Un uomo solo di Christopher Isherwood

Non ho mai letto nulla di Isherwood, ma ho incontrato il suo nome in un libro di Mario Fortunato: Voci di Berlino, letto durante il mio ultimo viaggio nella capitale tedesca. Il nome di questo autore, affiancato da quello di Auden, costituisce il filo rosso di una narrazione che, organizzata in diversi capitoli, attraversa i momenti più critici della storia di Berlino, seguendo le storie di più o meno note figure culturali. Incuriosita dalle lodi spese da Fortunato, era da un po’ che desideravo acquistare qualcosa di Isherwood, e avevo gettato gli occhi su Addio a Berlino. Alla libreria di Pavia però non ho trovato che Un uomo solo, e ho deciso di comprarlo. Ironia della sorte: avrei trovato Addio a Berlino alla Feltrinelli di Milano Centrale, dove ancora si trova. Della serie: non sempre scegliamo i libri che (non) leggeremo.


2. L’identità di Milan Kundera

Anche questa è la storia di un acquisto pianificato solo in parte. Con Kundera ho un rapporto incerto, mai entusiasta: qualche anno fa, ho letto L’ignoranza, romanzo che non ho detestato, ma che nemmeno mi ha lasciato molto. Non ne ho amato i personaggi, né i temi trattati, anche se in alcuni passaggi ho ritrovato un’amarezza e una solitudine vicine al mio sentire. Data la recente scomparsa dell’autore, entrando in libreria, mi ero detta che forse era il caso di dargli una seconda possibilità. E quale titolo migliore che quello per cui è ricordato, ovvero L’insostenibile leggerezza dell’essere? A Milano Centrale un intero scaffale era dedicato a Kundera, e tra le diverse opere c’era pure questa, se non fosse che lì per lì la sua mole mi ha scoraggiata, sia per ragioni pratiche (la valigia non era certo leggera), ma anche di tempistica. È infatti un periodo in cui il tempo da dedicare alla lettura è sempre più ridotto. Allora ha attirato la mia attenzione L’identità, un testo più breve, il cui titolo mi ha anche convinto, dal momento che evoca uno degli aspetti della natura umana per me particolarmente affascinanti. Della serie: a volte è lo spirito del nostro tempo a decidere cosa (non) leggiamo.


3. Parole d’altro genere di Vera Gheno

Vera Gheno è una collega sociolinguista che seguo da molto su Instagram, dove contribuisce a diffondere un linguaggio che possa essere inclusivo, ma conformarsi per quanto possibile alle regole della nostra grammatica. Come immaginerete il tema mi è caro (ne ho parlato spesso nelle rassegne domenicali), ma di lei non ho ancora letto nulla. Questo pur avendone recentemente approfondito il pensiero grazie all’utile e snello posdcast #AmareParole (gratuito) che esce ogni domenica su IlPost e dove l’autrice riflette sui significati e sugli usi di una parola divenuta attuale in quella settimana. Parole di altro genere Come le scrittrici hanno cambiato il mondo mi ha incuriosita, non solo perché è il suo ultimo lavoro, ma anche perché unisce un discorso linguistico (attestazioni di certe parole) con quello letterario (scrittrici che nelle loro opere hanno introdotto un nuovo modo di parlare delle donne). Non era un titolo che contavo di comprare a breve, ma che si è fatto desiderare mentre passeggiavo tra gli scaffali della saggistica. Della serie: certe volte sono i libri a farsi scegliere.


4. Helgoland di Carlo Rovelli

Helgoland l’avevo avuto tra le mani già durante le mie visite alla libreria di Molfetta, qualche mese fa. Avevo da poco terminato Sette brevi lezioni di fisica (recensione: Tra Einstein e Bohr: le sette brevi lezioni di Rovelli), sempre di Rovelli, ed ero curiosa di approfondire questo autore/fisico/divulgatore. All’epoca mi aveva incuriosita il tentativo di questo libro di tracciare la storia della nascita della fisica quantistica, attraverso gli occhi e quindi la vita di chi l’aveva inventata: Werner Heisenberg. È il fascino dell’isoletta di Helgoland (scoglio solitario nel Mare del Nord), sulle cui coste Heisenberg ha dato vita alla sua teoria, a convincermi ad acquistare questa biografia. Delle serie: a volte sono i luoghi a richiamarci a certe letture.

Voi come scegliete i vostri acquisti librosi? Fatemi sapere qui sotto nei commenti! Avete una lista che seguite scrupolosamente? Oppure vi lasciate ispirare dagli espositori e scaffali delle vostre librerie di fiducia?


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5 commenti

  1. E’ vero: spesso mi sono trovata interessata a romanzi che prima non mi dicevano niente o, anzi, che trovavo inadatti a me. Il lettore cambia, e cambiano i suoi gusti, per fortuna!
    Tra i quattro libri da te citati, quello che mi sembra personalmente più interessante è “Parole d’alto genere”, ma chissà, forse un giorno mi troverò sugli scaffali anche gli altri tre.

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    • Sì, esatto! Per fortuna, e poi è bello guardarsi e ricordarsi del periodo in cui si è letto un libro piuttosto che un altro. Di questi titoli ho appena iniziato quello di Kundera e per ora sta andando bene direi, ma è troppo presto per dirlo…

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  2. […] Una settimana fa ho terminato la lettura di Dark Ladies una raccolta tematica di racconti della casa editrice Blackie edizioni di cui vi avevo parlato in 5 letture per Halloween 2.0. Si tratta di un libro che mi ha fatto piacere acquistare e questo mi ha fatto molto riflettere sul rapporto strano che ho con questo genere di narrativa. Se qualcunə me lo chiede, spesso dico che non amo le raccolte di racconti, perché sono tendenzialmente una lettrice di romanzi: mi piace aver davanti una narrazione più lunga, attraverso la quale conoscere i personaggi, la loro psicologia, vederli evolvere. Questo mi porta a stare alla larga dalle antologie. Ed è un peccato, perché alla fine tutte le volte che ne ho letta una ne sono rimasta soddisfatta; penso, perché lette recentemente a, L’ora della mezzanotte di Gerardo Passannante (di cui abbiamo qui È L’ORA DELLA MEZZANOTTE, con Gerardo Passannante) , Soggetti smarriti di Guido Barbujani, o appunto Dark ladies. Oltre alla loro qualità, ho apprezzato anche, in un tempo piuttosto colmo di impegni, la possibilità di concludere la narrazione in poco tempo. Insomma, vi scrivo questo anche per dirmelo, di essere in effetti meno diffidente verso questo genere e di prendere in mano senza pensarci troppo quella raccolta di racconti di Agatha Christie, Parker Pyne indaga, arrivatami da poco e che ho messo in libreria con uno sguardo sospettoso Ora che ci penso, a volte, nella scelta dei libri da leggere entrano davvero in gioco dei meccanismi non razionali, difficili da spiegare, come del resto vi avevo già parlato in: Storie di libri (non) comprati […]

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