Una settimana di letture #93
Vittorio Panicara & Federica Breimaier

Una buona notizia: è finita l’epoca del riscaldamento globale. La cattiva è che ormai siamo nell’era dell’ebollizione. Non è una battuta dovuta a un mese di luglio troppo caldo, ma una constatazione dovuta al mese più caldo della storia umana (luglio 2023, appunto). L’allarme è stato lanciato dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres il 27 luglio scorso, ed è notizia nota. E il giorno più caldo della storia dell’uomo è stato il 6 luglio scorso, mentre il 16 luglio la città di Turpan ha stabilito il nuovo record nazionale cinese, con la temperatura di 52,2 gradi centigradi. Certo, il ministro Salvini, con il suo solito acume, ci ha ricordato che a luglio fa caldo, ma qualche preoccupazione resta. Soprattutto per le spiagge italiane.
Che, stando alle rilevazioni di Legambiente (report Spiagge 2023, 25 luglio scorso), sono a rischio. Si sono verificati 712 eventi meteo estremi dal 2010 a oggi, su 1.732 eventi totali avvenuti in 240 dei 643 comuni costieri (pari al 37,3%), soprattutto al sud e nelle isole. La Sicilia ha registrato ben 154 eventi estremi, la Puglia 96, la Calabria 77 e la Campania 73. Le città più a rischio ambientale? Bari, con 43 casi, Agrigento con 32, Genova con 27, Palermo e Napoli entrambe con 23 casi e Ancona con 22. Parliamo non solo di temperature estreme, ma di piogge intense, trombe d’aria e raffiche di vento, esondazioni fluviali, frane da piogge intense, grandinate e siccità prolungata.
Attualmente, per fortuna, il turismo sta registrando un confortante record di presenze, come conferma il Ministero del Turismo. Ma in realtà sarebbe bene considerare per tempo i rischi della crisi climatica. Gli studi e le previsioni dei ricercatori stanno lanciando un allarme che né le associazioni di categoria, né il governo vogliono ascoltare, anche se il turismo rappresenta il 13% del Pil e meriterebbe la massima attenzione. Secondo molti esperti servirebbe un piano di adattamento che tenesse conto dei cambiamenti in atto, che in Europa vedono migliorare le condizioni climatiche delle spiagge del Mare del Nord e del Baltico, e peggiorare la situazione del Mediterraneo, tanto che si comincia a prevedere un’inversione di tendenza tra venti-trenta anni, con le nostre coste divenute inospitali per cause climatiche e quelle del nord europeo sempre più affollate. Catastrofismo? Può anche darsi, ma basato su dati reali e attendibili sulla crisi climatica in corso (già dimenticati gli incendi a Rodi o in Sicilia?). Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) si potrebbero reperire i fondi per investimenti utili, ma si continua a trascurare l’impatto ambientale a favore degli interessi economici del settore turistico. Mancano anche studi recenti relativi all’impatto del cambio climatico. Per avere dati interessanti occorre riandare a una ricerca del Ministero dell’Ambiente del 2014, con una tabella in cui si prevedono per il 2030 rilevanti cali medi di presenze del turismo in molte regioni italiane (15% per Lazio e Toscana, seguite di poco da Piemonte, Sicilia e Friuli-Venezia Giulia). Mancano, come detto, un’analisi aggiornata e piani di azione. Sarebbe necessario un intervento su scala europea coordinato dalla UE a appoggiato dal governo Meloni, ma così non è.
Questo piano in realtà esiste ed è il Nature Restoration Law. Prevede la protezione della natura e il ripristino degli habitat naturali come obbligo di legge ed è stato votato dal Parlamento Europeo in seduta plenaria il 12 luglio scorso. Alla precedente e analoga votazione del Consiglio Europeo era presente il ministro italiano dell’Ambiente Pichetto Fratin, che ha votato contro la legge sottolineando i rischi che ne deriverebbero per l’agricoltura e la pesca. Insomma, l’Italia rema contro il recupero ambientale.
Secondo Roberto Danovaro, docente di Biologia marina, Ecologia e Sostenibilità ambientale dell’Università Politecnica delle Marche, coordinatore europeo del progetto Redress, il ripristino degli ecosistemi è un investimento sul futuro che tutelerebbe gli interessi economici dell’Italia. Specialista per il recupero degli ecosistemi marini, Danovaro difende il progetto europeo: un investimento che propone una economia rigenerativa che va ben oltre l’economia circolare, un’economia metasostenibile, che supera il semplice ‘non danneggiare’ perché ripara.
Rincresce che i giovani ricercatori italiani, così stimati all’estero, non vengano ascoltati da un governo che in realtà è più vicino al negazionismo climatico che alla difesa dell’ambiente.
✍️ SUL BLOG
Mercoledì ricorreva l’anniversario della morte di Guido Gozzano, poeta del primo novecento, annoverato nel gruppo dei crepuscolari. A lui Gerardo Passannante ha dedicato l’articolo I fantasmi di Gozzano che ne ricorda le opere, la poetica e lo stile.
Venerdì è invece uscito un articolo dedicato ai libri abbandonati, cosa è meglio fare? Abbandonare un libro che non ci piace? oppure continuarne testardamente la lettura? Di questo e altro abbiamo parlato, facendo l’esempio di 5 romanzi rimasti a metà. Se volete recuperare l’articolo, potete cliccare qui: Perché ho abbandonato questi 5 libri
Per la nostra rubrica Gli estratti abbiamo invece pubblicato:
- La Citazione del giorno – 7 agosto 2023 di Fernando Pessoa
- La Citazione del giorno – 8 agosto 2023 di Michel Houellebecq
- La Citazione del giorno – 10 agosto 2023 di Stefano Redaelli
- La Citazione del giorno – 12 agosto 2023 di Arthur Golden
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