Le parolacce, tutto chiaro (forse), la scuola di Mileto e la nascita di Quasimodo

Una settimana di letture #94
Vittorio Panicara & Federica Breimaier

Quando una definizione serve, serve davvero. Soprattutto per termini un po’ speciali, come parolaccia. Ecco dunque venirci in aiuto lo Zingarelli: «parolaccia è parola sconcia, volgare, offensiva». Ce lo ricorda Stefano Bartezzaghi in un articolo di Repubblica del 6 agosto scorso, «Parolacce» (dove non si parla di bestemmie, sia chiaro). Con la consueta chiarezza Bartezzaghi ci spiega che una parola è “parolaccia” se è non acconcia (sconcia) quanto a significato, perché fa riferimento alle funzioni deiettive e sessuali del corpo; volgare, perché in quel momento storico è ritenuta disdicevole, sconveniente, riprovevole dalla società (farebbero eccezione i discorsi molto confidenziali o le liti: quando ci vuole, ci vuole); offensiva, cioè usata come insulto. Ma sulle parolacce si può anche scivolare. Proviamo con qualche esempio per vedere se è tutto chiaro, decidendo volta per volta se l’espressione è accettabile e adeguata secondo il contesto e la situazione comunicativa, non se contiene vere e proprie parolacce:

Lei deve bere di più, per fare più spesso la pipì (NO, se è un medico che dà un consiglio a un paziente, evitando il termine urinare, ma fare la pipì non è una parolaccia, perché non è volgare e non offende nessuno…)

Tua madre svolge il mestiere più antico del mondo / Sei un testicolo! (NO, se si tratta di una lite l’insulto dovrebbe essere rispettivamente Figlio di puttana! e Coglione!)

Ma vai a intrattenerti sessualmente con qualcuno! /Ma vai a defecare! (NO, ci si attende qualcosa di più forte…)

È stata una copula più che soddisfacente (NO, si rischia la rottura, meglio «È stato bello far l’amore con te», o qualcosa di simile; da evitare È stata una scopata da urlo, o no?)

Vigliacco, sei un essere infimo, degno di vivere tra i vermi tuoi pari! (SÌ: insulto “educato”, preferibile a stronzo o a testa di cazzo, o no?)

Merde! (NO, Cambronne a Waterloo, ammesso che l’abbia mai detto; ma davvero avrebbe dovuto rifiutare l’invito degli inglesi ad arrendersi con un Accidenti a voi!, o No, perbacco!, o qualcosa di simile, ovviamente in francese?)

La vera letteratura, di qualunque genere sia, non vale un cazzo con gli stranieri (NO, perfino Giacomo Leopardi…; citato da Valeria Arnaldi, E di chi non te lo dice. I migliori insulti della storia, Roma, Ultra, 2021; correggiamo il buon Giacomo con non vale alcunché?)

Bisogna che io pianga la mia coglioneria (NO, Francesco Crispi, presidente del Consiglio; stessa fonte; correggiamo con la mia ingenuità?)

E ci si pulisca il culo! (NO, dal film I due colonnelli, 1963, in cui Totò risponde al maggiore tedesco che lo incita a far uccidere civili dicendo “Badate colonnello, io ho carta bianca”, la fonte è Wikipedia; più giusto Non mi importa del suo potere, faccia come crede, o qualcosa del genere; o no?)

Porca vacca di una vacca porca! (SÌ, esclamazione presente nei dialoghi del film La vita agra, quando parla Ugo Tognazzi; ma davvero il chiasmo non contiene volgarità?)

È mai possibile, o porco di un cane, / che le avventure in codesto reame / debban risolversi tutte con grandi puttane?(NO, dalla canzone Carlo Martello di De Andrè, che costò all’autore un lungo processo per oscenità, dal 1963 al 1967, fonte: Wikipedia; meglio donne perdutesignore vane, per mantenere la rima, o vere e proprie prostitute?)Ma perché quando si riflette sulle parolacce (pardon, meglio turpiloquio), si rimane sempre un po’ confusi?

✍️ SUL BLOG

Avete mai sentito parlare di “apeiron”? Martedì è uscita la 14a puntata della rubrica Briciole di filosofia curata da Gerardo Passannante. Si parla della scuola di Mileto e di uno dei suoi esponenti più conosciuti: Anassimandro. Potete recuperare l’articolo qui: LA SCUOLA DI MILETO – Anassimandro

Sabato, 19 agosto è invece uscito un articolo di Maresa Schembri per la rubrica I profili. Protagonista è stato il poeta Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la lettura, che nasceva oggi 20 agosto 1901. Di lui si ripercorrono sia la biografia che la poetica all’interno dell’ambiente culturale del primo Novecento italiano. Lo potete rileggere qui: Ricordando Salvatore Quasimodo

Per la nostra rubrica Gli estratti abbiamo invece pubblicato:

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