RECENSIONE DI «IL RAGAZZO» DI ANNIE ERNAUX (di Vittorio Panicara).

È possibile dedicare con successo tutta la propria carriera di scrittrice alla propria autobiografia? La risposta non può che essere affermativa, considerando l’esempio clamoroso di Annie Ernaux, Premio Nobel 2022 per la Letteratura, autrice che nei suoi libri non ha fatto altro che raccontare la propria vita, allo scopo di ampliare il discorso al di fuori della propria esperienza: alla storia francese, per esempio, ne «Gli anni» (il suo libro più apprezzato, pubblicato nel 2008), o alla famiglia in generale («Il posto», 1984), o all’educazione, al rapporto tra donne e società («La donna gelata», 1981, e «L’evento», 2000). La domanda è fino a che punto Ernaux è riuscita a parlare di sé coinvolgendo i lettori, criticando la società e al tempo stesso “facendo letteratura”, quell’attività mediante la quale parliamo di noi e degli uomini in modo sempre indiretto, mediante un “io” che per convenzione dovrebbe essere fittizio. Per rispondere possiamo leggere insieme il suo ultimo libro, il più breve (neppure trenta pagine), il racconto breve «Il ragazzo» (traduzione di Lorenzo Flabbi, L’Orma editrice 2022; originale: «Le jeune homme», Gallimard 2022).

«Il ragazzo»
Si tratta della storia d’amore di Annie e di un ragazzo di trent’anni più giovane di lei. La relazione è iniziata per iniziativa della donna e procede senza intoppi, ma la coppia vive un’esperienza asimmetrica: lei domina lui, quasi con crudeltà; il disagio, la precarietà e l’indigenza di lui, studente povero, ricordano a lei la vita di un tempo, quando era lei studentessa; lui la “strappa” dalla sua generazione, ma senza accettarla nella propria. La vita di coppia è appassionata, ma i due la vivono evidentemente in modo diverso; in lei questa esperienza erotica le riporta alla memoria il suo “primo mondo” e il ragazzo è l’incarnazione del passato. Con lui Annie ripercorre tutte le età della sua vita in un eterno presente che è la replica della sua giovinezza. Per di più frequentano gli stessi luoghi, a Rouen, ai tempi del suo aborto clandestino; ne ha un ricordo orribile e a quest’esperienza dedicherà un romanzo («L’evento», pubblicato nel 2000, in realtà molto prima de «Il ragazzo»). Il presente è per lei nient’altro che la duplicazione del passato, per lui è l’iniziazione alla vita, quella vera; nei momenti in cui immaginano il futuro vivono ancora più intensamente il presente. Tempo e memoria contano più di tutto:
La profondità del tempo che ci separava aveva una grande dolcezza, dava al presente maggiore intensità.
Il rapporto con la società, com’è prevedibile, non è dei più facili, ma la donna non prova vergogna e sa contrastare con successo la stupefazione e lo scandalo dei benpensanti. La svolta ha luogo quando il giovane le esprime il desiderio di avere un figlio da lei, che ha 54 anni ed è in menopausa; l’idea di una nuova maternità s’insinua in lei provocandole un notevole senso di fastidio. Una volta, ripensando allo studentato femminile di Rouen in cui ha abortito nel 1963, riflette sull’età del suo innamorato, la stessa del ragazzo che allora l’aveva messa incinta. Ha l’intenzione di riportare la vicenda del suo aborto clandestino, avvenuta prima che nascesse il ragazzo, e inizia a scrivere, ma così facendo si allontana psicologicamente da lui. Dalla distanza alla rottura il passo è breve. È il 2000 e Annie è felice di entrare sola e libera nel terzo millennio.
Il finale del libro è più comprensibile considerando la vera natura indicibile del rapporto che si è instaurato tra Annie e il ragazzo, un rapporto dove si mischiavano sesso, tempo e memoria. In una sola frase l’autrice ha condensato una storia d’amore durata un paio di anni, appassionata e totalizzante, ma questa storia è esistita a una sola condizione: l’autrice l’ha voluta vivere allo scopo di obbligare se stessa a scriverla. L’intenzione dichiarata già nella prima pagina del testo è di aver cercato nella soddisfazione dell’esperienza erotica delle ragioni valide per non aspettare più niente dalla vita, nulla che possa superare il piacere di scrivere un libro. Quando la donna ha iniziato la relazione con il giovane, verificando con lui l’intensità di un amore completo, ha già in mente di scrivere un romanzo impegnativo. Il soggetto è l’aborto clandestino di trent’anni prima, il libro, come detto, sarà «L’evento».

Tempo e memoria
Non è il racconto dei fatti ad assumere centralità nel libro di Annie Ernaux (la trama è piuttosto esile), ma il loro significato agli occhi dell’autrice, che li filtra con la sua sensibilità e l’intenzione di ricavarne una lezione per se stessa e per i lettori. L’io scava dentro di sé, ritrova e seleziona gli eventi, tutti realmente vissuti, li analizza dal lato psicologico e ce li presenta nella loro rilevanza sociologica. Ed è sull’asse temporale che si innesta la scelta dei ricordi in tutti i suoi romanzi, alla ricerca di quelli “letterari”. Lo dichiara lei stessa nel discorso «Scrittura e memoria» (uno dei tre discorsi allegati a «Il ragazzo»), laddove spiega quanto difficile sia questa operazione, dato che la memoria ci fa spesso vergognare di ciò che ci rammenta. Anche ne «Il ragazzo» leggiamo la “versione” di Ernaux di una parte della sua vita, una parabola esistenziale complessa, così come lei l’ha vissuta e sentita. Ma questa concentrazione sul proprio ego non ci consente di intendere in profondità i drammi degli altri personaggi, in questo caso il giovane della sua storia d’amore.
Il costante riferimento all’io potrebbe sfiorare il solipsismo (altro che iperrealismo!) e l’autrice non ignora questo rischio, ma al di sopra e al di là della sua psicologia e dei fatti narrati, c’è il testo narrativo inteso come mezzo per “inverare” la narrazione, con la sua efficace “scrittura piatta” (“une écriture plate” è definizione di Ernaux stessa), così oggettiva e scarna. È la scrittura così intesa che salva Ernaux dal narcisismo e dall’autobiografismo fine a se stesso. Ce lo dichiara lo stesso incipit de «Il ragazzo», con cui vale la pena di chiudere il nostro rapido esame:
Se non le scrivo, le cose non sono arrivate al loro termine, sono state soltanto vissute.

2 commenti

  1. […] Mercoledì è uscita una recensione dedicata a Il ragazzo di Annie Ernaux, premio Nobel per la letteratura nel 2022. Nel suo articolo Vittorio Panicara ne ripercorre le tematiche e si sofferma sullo stile dell’opera, sottolineando anche il rapporto tra la biografia dell’autrice e gli eventi narrati. Potete recuperare l’articolo qui: RECENSIONE DI «IL RAGAZZO» DI ANNIE ERNAUX (di Vittorio Panicara). […]

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