
I randagi, i questuanti, adesso erano emigranti. Le famiglie che erano vissute in un piccolo podere, che erano vissute e morte in quaranta acri di terra, che si erano nutrite o avevano patito la fame con il raccolto di quaranta acri, adesso avevano tutto lo sconfinato Ovest per peregrinare. E sciamavano in cerca di lavoro; e le strade erano fiumi di gente, e i fossi lungo le alzaie erano file di gente. E altra gente arrivava dietro di loro. Le grandi arterie pullulavano di gente che emigrava. Nel Middlewest e nel Southwest era vissuta una semplice schiatta di contadini che non erano cambiati con l’industria, che non avevano mai lavorato la terra con le macchine e non conoscevano il potere e il pericolo delle macchine in mani private. Non erano cresciuti nei paradossi dell’industria. I loro sensi non erano ancora ottenebrati dalle incongruenze della vita industriale.
Ma all’improvviso le macchine lí scacciarono, e si ritrovarono a dover sciamare lungo le strade. La vita randagia li cambiò; le grandi arterie, i bivacchi lungo la strada, la paura della fame e la fame stessa li cambiarono. I figli affamati li cambiarono, l’interminabile vagare li cambiò. Erano emigranti. E l’ostilità li cambiò, li saldò, li unì; l’ostilità che induceva i centri abitati a raggrupparsi e a equipaggiarsi come per respingere un invasore, manipoli armati di manici di piccone, garzoni e bottegai armati di fucili, per difendere il mondo contro gente del loro stesso sangue.
John Steinbeck, Furore, traduzione di Sergio Claudio Perroni, Bompiani, Milano, 2013.

[…] Citazione del giorno – 11 dicembre 2023 di John […]
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