Il mio primo romanzo: come la scuola mi ha trasformato in una lettrice

Una settimana di letture #115
Federica Breimaier

Non credo di averlo mai scritto qui, ma io sono a favore delle letture obbligatorie a scuola, purché siano fatte con criterio. Attenzione, non intendo i lobri che si danno a giugno alle ragazze e ai ragazzi perché li leggano durante le vacanze estive (uno scenario assolutamente inverosimile, lo dico per esperienza!). Parlo piuttosto di romanzi letti ad alta voce in classe, anche lentamente, anche poche pagine per volta. Nelle vite frenetiche che conduciamo ci dimentichiamo di mostrare a bambine e bambini l’importanza di concedersi qualche minuto per sé, per entrare nella prospettiva di una persona diversa, viverne la vita, immedesimarsi nelle sue illusioni e delusioni. Ecco, io penso che anche se i programmi sono densi, i temi tanti e le difficoltà didattiche molte, rendere la lettura un’attività orale e condivisa può essere un’esperienza preziosa.

Perché vi dico questo? Per due ragioni tra loro legate. Mi capita spesso di seguire su Instagram il profilo di Letizia Mazzanti (@prof.andthecity), docente di lettere che offre consigli didattici ai suoi seguagi. Nel farlo insiste sull’importanza della lettura anche nei gradi diversi della scuola primaria e secondaria, proponendo titoli interessanti e diversificati. Proprio guardando alcuni dei suoi contenuti mi è tornata in mente un ricordo delle medie, quando ancora vivevo a Torino e, insomma, di lettura non sapevo molto. Eravamo in classe e la docente di lettere (prof. Martignone, se ben ricordo) ci aveva introdotto al romanzo fantasy, leggendoci alcune pagine de La spada di Shannara di Terry Brooks. Non ci era voluto molto, forse un quarto d’ora, ma ricordo bene come la narrazione mi avesse rapita, e la delusione che provai quando la voce della prof. si era fermata, rompendo l’incantesimo.

Di ritorno a casa volli comprare il libro per leggerlo tutto, andai in libreria ad ordinarlo, dove trovai altri libri (I pilastri della terra di Ken Follett, Ti prendo e ti porto via di Niccolò Ammaniti) e così prese piede quell’abitudine di rifugiarmi nelle altrui vite che ormai è diventata una seconda pelle. Il romanzo di Terry Brooks, di cui oggi non vi saprei nemmeno riassumere la trama, è stato il mio primo libro, la prima volta da lettrice, la prima lettura scelta da me, non per dovere. Ed è stato grazie alla scuola, e ad un’insegnante che ha saputo proporre senza imporre, incuriosire senza sopraffare.

Ma ora torniamo ai contenuti che vi abbiamo proposto questa settimana.


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✍️ I NOSTRI ARTICOLI

Martedì è uscita una mia recensione dedicata ad un libro che secondo me ho capito (e forse nemmeno del tutto) proprio mentre ne scrivevo, più che solo leggendolo. Strano, ma vero. Forse è per questo che, tralasciando il tempo che di solito lascio trascorrere tra la fine della lettura e la sua analisi in un articolo, ho deciso di mettermi ben presto alla tastiera. Di quale libro sto parlando? Di Dare la vita, raccolta postuma di contributi saggistici di Michela Murgia. I temi sono tanti, inutile elencarli, se volete saperne qualcosa di più, potete leggere il mio articolo: Ripensare la famiglia: Recensione di “Dare la vita” di Michela Murgia

Venerdì, Gerardo Passannante ha invece pubblicato su Giornate di lettura un profilo bio-bibliografico di Mary Shelley, autrice di Frankenstein, romanzo che stiamo leggendo all’interno del nostro gruppo 🦇 Letture a go-gotico. Pensate, Shelley era figlia di un filosofo e di una femminista, e divenne poi sposa devota di uno dei massimi esponenti del romanticismo inglese (Percy Shelley), nonché amica di un altro grande autore che ancora oggi influenza la figura dell’eroe: Lord Byron. Volete conoscere meglio questa geniale intellettuale che a vent’anni diede vita ad un libro immortale? Allora recuperate l’articolo Mary Shelley Wollstonecraft: tra mostri e poeti, la vita straordinaria della creatrice di Frankenstein 👈

Per la nostra rubrica Gli estratti abbiamo invece pubblicato:

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