Il senso di questo libro ce lo spiega molto bene la stessa autrice nella prefazione, dove afferma a chiare lettere di “voler restare una lettrice amatoriale, su cui non gravi l’imperativo di un’incessante valutazione”. Infatti, Wislawa Szymborska ritiene non solo che la lettura sia il più bel passatempo mai escogitato dall’umanità, ma anche che “con un Libro in mano, l’Homo ludens è libero”. Letture facoltative è un concentrato di amore per la parola scritta, espresso in una serie di opinioni della poetessa relative ai libri che non sono né letteratura né poesia, ma tutto ciò che viene bandito, snobbato dai generi “nobili” e dalla critica e che spesso ha un riscontro molto più positivo di un classico o di un saggio firmato dalle migliori penne storiche e/o contemporanee. Si tratta di un’opera curiosa che raccoglie diversi articoli pubblicati nei decenni dalla scrittrice polacca che, con un sorriso talvolta un po’ irriverente, si sollazza fra gli argomenti più disparati: la vita degli animali, l’astronomia, il fai da te, la psicologia e la storia dell’umanità. Manuali, testi di divulgazione popolare, biografie, monografie su argomenti più o meno astrusi sono l’oggetto che dà spazio alle sue riflessioni, trovando motivi di interesse e spunti di riflessione anche tra le pagine di libri apparentemente poco stimolanti, Le sue, dunque, non sono recensioni, come lei stessa precisa, bensì feuilleton, pensieri rivolti a tutti, aperture di piccoli mondi su letture sconosciute, facoltative. Tra le pagine emergono suggerimenti su cui far lavorare il pensiero, come ad esempio il motivo per cui la serietà sembri la sorella maggiore dell’umorismo, oppure perché la risata debba essere considerata inferiore ad un discorso serio, o ancora la causa dei sogni e il loro snodarsi nella mente durante il sonno.
Wislawa Szymborska dà le sue motivazioni, pur essendo consapevole che non si può avere un giudizio su tutto: un esempio di qualcosa di inspiegabile per la poetessa, per esempio, è come uno scrittore tanto amato dai ragazzi come Jules Verne, fosse in realtà un pessimo padre.
Tanti piccoli aneddoti si nascondono in questo libro che ci regala pagine divertenti alternate a riflessioni più profonde che diventano spesso uno spasso, un artificio per poter scrivere e usare le pagine altrui allo scopo di palesare pensieri che in altre occasioni non sarebbero mai arrivati sulla carta.
Il risultato è una serie di esercizi di stile calvinianamente leggeri e profondi al tempo stesso, affrontati senza prendersi troppo sul serio e focalizzandosi sul divertimento della lettura prima, e della scrittura poi.
In ognuno dei brevi saggi che compongono Letture facoltative sfavilla il senso dello humour leggero e a tratti strabuzzato dall’autrice, insieme al suo gusto per le piccole bizzarrie della vita e a un evidente, sincero amore per la lettura.


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