Tra passato e presente: il flusso della memoria in Annie Ernaux

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Talvolta alzo la testa dal foglio, esco da questo sguardo rivolto verso l’interno che mi rende indifferente a tutto ciò che mi circonda. Mi vedo come potrebbe osservarmi qualcuno da fuori, dalla stradina a strapiombo che costeggia la cortina di abeti: seduta a un tavolino spinto sotto la finestra alla luce di una grossa lampada. Immagine convenzionale, che piace (spesso mi è stato chiesto di mettermi in questa posa per i giornali o la televisione). Mi domando cosa possa significare che una donna si metta a ripercorrere scene risalenti a più di cinquant’anni prima alle quali la sua memoria non può aggiungere nulla di nuovo. Quale convinzione la sostiene, se non quella che la memoria sia una forma di conoscenza? E quale desiderio c’è, oltre a quello di capire, mesto accanirsi a cercare, tra le migliaia ni, verbi e aggettivi, quelli che diano la certezza – l’illusione – di aver raggiunto il più alto grado possibile di realtà? Se non la speranza che tra questa ragazza, Annie D, e qualunque altra ci sia almeno una goccia di somiglianza?

Annie Ernaux, Memoria di ragazza

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