«Una notte al Museo Russo» di Paolo Nori

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In una società estremamente polarizzata come la nostra, dove tutto si percepisce intrappolato in categorie di solo bianco o solo nero, solo bello o solo brutto, solo buono o solo cattivo, Paolo Nori, studioso e appassionato di letteratura russa, ci restituisce il valore del senso critico, quello che consente a chi lo possiede, di saper scindere il bene dal male, soprattutto in un terreno confuso come può essere l’attuale situazione storico-politica in Russia.
Una notte al Museo Russo, che per l’edizione Laterza inaugura una serie (Una notte a…) dedicata ai musei, non è però un’analisi particolareggiata del museo russo di San Pietroburgo, bensì un viaggio interessantissimo nella cultura russa, presentata al lettore come una storia personale molto originale.
Lo scrittore Nori, accompagnato dal fotografo Claudio Sforza e dal regista Alessandro Ferro, racconta l’iter per ottenere il permesso di visitare il museo di notte anche se poi guadagna il consenso di poterlo visitare soltanto di giorno. Però, non c’è soltanto questo. In queste pagine si parla di cultura russa attraverso lo sguardo innamorato di uno studioso che ha fatto soprattutto della straordinaria letteratura di questo paese, il suo personale mezzo per capirsi e per interpretare l’uomo. In esso si trova lo spirito di San Pietroburgo che è nota per “essere la capitale intellettuale della Russia” ma in cui si trovano, forse ironicamente, forse no, delle borse con la scritta “Da Pietroburgo con apatia e indifferenza”, così da mostrare ai visitatori uno dei volti della città. Almeno quello che balza all’occhio a primo acchito.
Ma Nori ha la grande capacità di andare oltre il pensiero binario e, attraverso un acuto e intenso approccio critico, si apre ad una competente libertà culturale sulla vita e sul mondo, consegnata alle pagine con argomenti appassionati e appassionanti.
È una boccata d’aria fresca questo libro. Perché? Perché veicola un pensiero libero, aperto ed emozionato, un vivo slancio d’amore per la Bellezza di cui abbiamo bisogno anche per rivalutare, qualora ce ne fosse davvero bisogno, una eccezionale letteratura, foriera di temi e valori che trascendono le barriere dello spazio e del tempo. Come ogni grande letteratura che si rispetti, d’altronde.

“Immaginare, poi, che la mia ammirazione per la lingua, la cultura e la gente russa sia necessariamente ammirazione per i governanti russi, sarebbe come immaginare che le migliaia di studenti che vengono tutti gli anni in Italia, ci siano venuti e ci vengano perché hanno ammirato e ammirano Paolo Gentiloni, o Giuseppe Conte, o Enrico Letta, o Matteo Renzi, o Giorgia meloni, o Mario Monti”.

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