Il caso Stevenson: profilo bio-bibiografico.

4–6 minuti

Stevenson, nato a Edimburgo il 13 novembre 1850 e morto a Vailima, nelle isole Samoa, il 3 dicembre 1894, è uno dei maggiori scrittori di avventura scozzesi.
Figlio unico, padre scozzese e madre di origine francese, a causa di problemi di salute, fin dall’infanzia trascorre lunghi periodi dell’anno nei climi più miti della Francia meridionale.
Della sua infanzia si porta sempre caro il ricordo dell’infermiera, Alison Cunningham che contribuisce a sviluppare la sua fantasia raccontandogli molte storie che non lo facevano dormire e allo stesso tempo lo affascinavano. Sin da piccolo mostra una grande passione per la scrittura e per il viaggio e trascorre gran parte della sua infanzia esplorando i dintorni di Edimburgo e immaginando avventure fantastiche.
Si iscrive, secondo la tradizione famigliare, alla facoltà di ingegneria dell’università di Edimburgo, poi alla facoltà di giurisprudenza ma ben presto la letteratura cattura la sua attenzione e abbandona definitivamente gli studi.
Il suo ardito desiderio di dedicarsi alla scrittura va decisamente contro le aspettative della famiglia, di stretta osservanza calvinista. Più in generale, con i suoi atteggiamenti da ribelle bohèmien, rifiuta con decisione le ipocrisie del mondo borghese.
Nel 1871 comincia a collaborare come letterato alla Edinburgh University Magazine e a The Portfolio, che pubblica alcuni suoi saggi.
Conosce Fanny Vandegrift, un’americana separata e madre di due figli, della quale si innamora e, nonostante il parere avverso dei genitori, decide di seguirla nel suo viaggio di ritorno in California. Questo incontro cambia completamente la sua vita, suscitando un certo scandalo in famiglia. Nel 1879, in cattiva salute e senza denaro, parte da Glasgow verso gli Stati Uniti sul piroscafo Devonia. Le sue impressioni della traversata atlantica e del successivo viaggio per raggiungere la California sono pubblicate postume nel 1895 con il titolo Emigrante per diletto, dove lo scrittore si muove tra distacco ironico e coinvolgimento emotivo. I due si sposano a San Francisco nel 1880.
Ritornato in Europa, Stevenson entra in una fase di grande attività creativa che, tenuto conto della sua sempre precarissima salute, sfocia in una produzione davvero ragguardevole sia per mole sia per valore; scrive saggi, novelle e romanzi.
Quando Stevenson incomincia a dedicarsi alla letteratura, la tradizione del romanzo vittoriano suddiviso in tre volumi ormai volge al termine. Profondamente convinto del valore artistico del romanzo, lo scrittore si cimenta anche nei cosiddetti generi narrativi popolari, come i resoconti di viaggio, i racconti fantastici o gotici, le favole, ottenendo sempre un grande riscontro di pubblico. Stevenson si inserisce nel momento cruciale in cui il romance , ossia la narrazione d’avventura non realistica, rivendica la sua dignità di fronte a forme ritenute più moderne; opponendosi a Henry James, fautore di una concezione aristocratica e alta del romanzo, sostiene che il romanzo risponde pienamente alle esigenze dei tempi presenti, essendo una forma di intrattenimento necessaria, capace di attingere a una dimensione mitica dell’esistenza.
Del 1883 è uno dei suoi romanzi più famosi: L’isola del tesoro. Mentre si trova in vacanza in Scozia nell’estate del 1881, costretto a rimanere in casa a causa della pioggia incessante, in compagnia del figliastro Lloyd, disegna, colora e annota la mappa di un’immaginaria isola del tesoro. A settembre comincia a scrivere la storia che segna l’inizio della sua popolarità e che si affermerà come il modello di un romanzo d’avventura che rievoca il passato dei pirati e dei viaggi in mari sconosciuti. Nel 1886 scrive il romanzo storico Il ragazzo rapito e Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hyde che recupera la dimensione onirica e gotica, concentrandosi sul tema del doppio; l’opera da una parte affonda le radici negli esperimenti scientifici e dall’altra in una visione gotica, che mette in crisi il perbenismo borghese.

Dopo aver accettato l’invito di un editore a scrivere un volume sui mari del Sud, parte con la famiglia per una crociera verso la Polinesia francese, Tahiti e le isole Sandwich. La sua salute migliora in modo così notevole da decidere di stabilirsi nel Pacifico e, dopo un’ulteriore esplorazione dei vari arcipelaghi e un soggiorno d’alcuni mesi a Honolulu, stabilisce la sua dimora a Upolu, la principale delle isole Samoa. Qui vive dal 1890 fino alla morte in un piccolo villaggio che battezza Vailima. Negli anni conquista il rispetto e la devozione delle popolazioni locali che lo ribattezzano Tusitala, ovvero il narratore di storie. Le emozioni provate a contatto con paesaggi e figure di un mondo da lui considerato ancora primitivo vengono riflesse dalla sua scrittura; gli indigeni vengono visti come eredi della nobiltà dell’uomo non contaminato dalla civiltà, con l’interesse del naturalista e dell’antropologo dilettante.

Inoltre si ricordano anche altre opere: La freccia nera (1888), Attraverso le pianure (1892), Il ragazzo rapito e il suo seguito Catriona (1893), Gli intrattenimenti delle notti sull’isola (1893), Il riflusso della marea (1894). Nei mari del Sud, pubblicato nel 1896, ha una qualità saggistica di alto livello e appare approfondita dalla consapevolezza del paesaggio e dell’atmosfera: i mari del Sud per Stevenson rappresentano soprattutto l’incontro con la meraviglia, la magia e il mito, ma sono anche oggetto di osservazione minuziosa. L’ultimo romanzo di Stevenson, Weir di Hermiston, incompiuto è stato scritto nel 1896 a Samoa, ma ambientato nella Scozia del XVIII secolo.
Dai suoi viaggi americani nascono i volumi Attraverso le pianure, L’emigrante dilettante e I pionieri del Silverado, in cui si delineano in modo più evidente le qualità della sua narrativa, capace di rendere con semplicità la potenza primitiva della natura e di cogliere nei dati stessi del paesaggio le tracce di vicende umane avventurose e drammatiche, come quelle dei cercatori d’oro. Dal 1881 al 1886 Stevenson vive la sua più intensa stagione letteraria, benché l’aggravarsi delle condizioni di salute lo obbligasse a continui spostamenti e soggiorni in luoghi climatici o di cura.
Stevenson muore a 44 anni, il 3 dicembre 1894, a Vailima, in Samoa, a causa di una polmonite. La sua opera ha influenzato molti scrittori e ha ispirato numerosi film e adattamenti teatrali.

Entra a far parte della community

Unisciti gratuitamente a centinaia di nostri abbonati e abbonate, e sii il primo a conoscere nuovi contenuti.

Un commento

Lascia un commento