Pensavo che l’amore fosse eterno: e avevo torto

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Ci ripensò mentre attraversava la strada e s’incamminava su per Albert Terrace, in cima alla collina che digradava bruscamente verso sud, nel cuore di Morningside, con le Pentlands sullo sfondo, ora avvolte da una foschia che non aveva ancora raggiunto Edimburgo. Era una via in salita, con un complesso di eleganti casette vittoriane, sul tetto del quale, ai due estremi, stava appollaiato un grande airone di pietra. Lei e Jamie ci passavano quando portavano Charlie al supermercato, e lei indicava sempre l’airone a Charlie, che alzava gli occhi ma vedeva solo nuvole, sospettava Isabel… Si interruppe. Era troppo ferita per pensarci. Lo portavano: e se quello fosse diventato il tenore di tutti i suoi ricordi di Jamie, come accade a chiunque sia stato abbandonato? Prima. Prima ero felice, pensò. Prima avevo un innamorato che era mio e mio soltanto. Prima pensavo che… Senza volerlo, le tornò in mente quel verso di Auden. Era di Funeral Blues, la poesia che tutti ormai conoscevano perché era stata declamata in un film famoso: Pensavo che l’amore fosse eterno: e avevo torto.

Alexander McCall Smith, Le affascinanti manie degli altri

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