A Vienna ho incontrato l’autunno, e poi Raskolnikov, Stevenson, Sjöberg

Una settimana di letture #136

5–7 minuti

È facile trovare, tra noi lettrici e lettori, chi ama la stagione autunnale. Non sempre i due aspetti sono correlati, ed esiste senz’altro chi le preferisce la primavera o l’estate; eppure non sono pochə tra noi ad attendere il colorato e imprevedibile sfiorire della natura con una certa impazienza. Ci ritroviamo a scrutare oltre la finestra con più insistenza, confortatə dalle foglie che iniziano la loro lenta metamorfosi e dalle chiome degli alberi che si adornano di sfumature di giallo, rosso, arancione, tinte da alcune venature rosate. Così, quando le giornate si accorciano e le temperature si fanno più miti, l’atmosfera da cui siamo avvoltə, allorché ci accoccoliamo sul divano e ci immergiamo nella nostra lettura, una coperta sulle gambe, una tisana sul tavolino accanto, si addolcisce.

Quest’anno, l’autunno ha fatto la sua comparsa mentre ero lontana: piccoli segni che il clima stava cambiando, che la natura si stava preparando a una nuova fase del suo ciclo. Mi trovavo a Vienna e, dopo la chiusura del convegno a cui avevo partecipato, mi ero presa qualche giorno per visitare la città. Era l’ultimo venerdì di agosto, e non avevo molto tempo; era già pomeriggio, ragion per cui avevo deciso di visitare un luogo particolare, a venti minuti dal centro: il Cimitero Centrale. Aperto nel 1874, è il secondo cimitero più grande d’Europa e ospita religioni diverse: ebraismo, buddismo, cristianesimo… Si tratta di un complesso monumentale dalla cui entrata parte un largo viale che attraversa i vari gruppi di sepolture, per arrivare poi alla Chiesa commemorativa di San Carlo Borromeo, in stile Art Nouveau (1908-1911), ai cui piedi sono sepolti, nella cripta presidenziale, alcuni presidenti federali dell’Austria. Tuttavia era un’altra la ragione per cui mi trovavo lì, ovvero per far visita alle Musiker-Ehrengräber, una sezione del cimitero dove riposano i grandi compositori viennesi: Ludwig van Beethoven, Johann Strauss Padre e figlio, Franz Schubert e Johannes Brahms.

Nel raggiungerne le loro sepolture, mi ero accorta di come il cielo si fosse rannuvolato, il vento era diventato più insistente, e una lieve pioggerellina aveva iniziato a spruzzare il percorso davanti ai miei piedi. L’autunno si è annunciato così, prendendomi del tutto alla sprovvista, dato che nei giorni precedenti avevamo dovuto sopportare un sole costante e inclemente, con temperature attorno ai 30-32 gradi. Poco male, trovavo quel cambio di atmosfera particolarmente adatto al luogo che stavo visitando e così porsi i miei omaggi a quei grandi nomi del passato, ascoltando un breve estratto di una melodia da loro composta. Non me ne andai subito, ma mi intrattenni in una passeggiata tra le tombe; il Cimitero Centrale di Vienna infatti non è solo pensato per il ricordo e la preghiera, ma è, come la cultura nordica insegna, una riserva naturale: un parco in cui fauna e flora convivono con visitatrici e visitatori allegrə o tristi, spensieratə o taciturnə, bambinə che giocano con un pallone, lettrici e lettori che si godono il silenzio in cui sono avvolti i cipressi, oppure viennesə più sportivə in sella alla loro bicicletta. E poi c’ero io, che mentre camminavo, iniziavo a salutare un’estate che per me era stata ricca di avvenimenti, viaggi, ma anche di preoccupazioni, di sfide vinte o rimandate. Il cielo rimaneva coperto, con qualche laconico raggio a far capolino, tra le stradine alcune foglie erano già cadute dalle fronde, il cui verde si stava macchiando qua e là di tonalità più calde, ed eccolo, in lontananza, uno scoiattolo arrampicarsi con irriverenza sul sepolcro di Beethoven, una ghianda tra i denti, per raggiungere, lesto, la sicurezza dei rami più alti.

Si è palesato allora a me l’arrivo dell’autunno, e quella sensazione mi ha accompagnata per tutto il mio soggiorno viennese: nel parco di Schönbrunn, ma anche nel boschetto del giardino del Belvedere, anch’esso più rado, ai piedi delle cui panchine si accumulava il fogliame marroncino.

L’estate è ormai lontana, ora che vi scrivo da Zurigo, la felpa addosso, la coperta sulle gambe. Godiamoci questa particolare stagione, capace con le sue sfumature di ammorbidire le giornate settembrine sempre più frenetiche.

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