Dove tutto è iniziato: riflessioni su Poirot a Styles Court

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Dopo aver apprezzato alcuni dei suoi romanzi più noti, mi sono proposta di leggere in ordine cronologico tutte le opere di Agatha Christie. A inizio anno ho scoperto un sito interamente dedicato all’autrice, The Home of Agatha Christie. Questo portale non solo organizza eventi annuali di divulgazione su Christie, ma tiene traccia di biografie, critiche e adattamenti cinematografici legati alla sua figura. Uno degli aspetti più coinvolgenti del sito sono le challenge tematiche proposte a lettori e lettrici, corredate di materiali utili per portarle a termine. Tra queste sfide, la più classica e seguita invita a leggere tutte le opere di Agatha Christie. Così, ad agosto, ho iniziato il mio percorso con Poirot a Styles Court, il primo romanzo poliziesco di Christie, in cui fa la sua inedita apparizione l’iconico personaggio di Hercule Poirot. Questo l’incipit:

«Il grande interesse suscitato nel pubblico da quello che a suo tempo fu battezzato “Il Caso Styles”, è ormai scemato. Ciononostante, data la risonanza che ha avuto, sia il mio amico Poirot sia la famiglia interessata mi hanno pregato di scrivere il resoconto dell’intera vicenda. In questo modo si spera di mettere a tacere i pettegolezzi che ancor oggi capita di ascoltare»

Il romanzo, narrato in prima persona dal capitano Arthur Hastings, venne scritto da Agatha Christie nel 1916, dopo che la sorella la sfidò a inventare una detective story. In quel periodo, Christie lavorava come volontaria durante la Prima Guerra Mondiale, e si pensa che l’ispirazione per il personaggio di Poirot le sia venuta osservando i soldati belgi rifugiati a Torquay, dove prestava servizio come assistente farmacista. Il libro non riscosse subito un gran successo, e anzi fu rifiutato da diverse case editrici. Fu pubblicato per la prima volta a puntate sul Times Weekly Edition, accompagnato da illustrazioni dei luoghi del delitto, schemi e appunti che aiutavano i lettori a immedesimarsi nel lavoro del detective. Questa componente grafica venne mantenuta anche nell’edizione definitiva, che uscì prima negli Stati Uniti, nel 1920, e l’anno successivo in Gran Bretagna.

La vicenda è ambientata durante la Prima Guerra Mondiale, nella dimora di Styles Court, situata nella verdeggiante campagna dell’Essex. Il nome della casa non è casuale: è lo stesso della residenza che Agatha Christie aveva condiviso col primo marito, Archibald, e sarà qui che ambienterà anche Sipario, l’ultima avventura di Hercule Poirot. Hastings viene invitato a Styles Court dall’amico John Cavendish. Già al suo arrivo, il capitano si rende conto delle incomprensioni e delle tensioni che serpeggiano tra i membri della famiglia Cavendish, destinate a esplodere presto. Il fulcro dell’instabilità è la coppia formata da Emily Inglethorp e dal suo giovane marito Alfred. Emily è la matrigna di John Cavendish, avendola suo padre sposata in seconde nozze. Dopo la morte del marito, Emily si era risposata con Alfred Inglethorp, un uomo molto più giovane e malvisto dal resto della famiglia, che lo considera un arrampicatore sociale. La sua unione con Emily, più anziana di lui, è vista come puramente opportunistica.
Durante il soggiorno di Hastings, la famiglia viene svegliata nel cuore della notte dalle urla di Emily, trovata morente nel suo letto, colpita da violenti spasmi che alla fine la uccidono. Prima di morire, riesce a gridare il nome del marito. Dettaglio interessante: la porta della stanza era stata chiusa. Emily era solita prendere un tonico contenente una minima dose di stricnina prima di andare a letto, e l’ipotesi più immediata è che la sua morte sia stata causata accidentalmente da un sovradosaggio. Tutti vogliono credere a questa versione, soprattutto John Cavendish, preoccupato dallo scandalo che potrebbe derivare dall’accaduto. Hastings, però, non è convinto: le circostanze della morte gli sembrano sospette. Spinge così l’amico a richiedere un’autopsia e a ingaggiare Hercule Poirot, un detective privato di cui garantisce la straordinaria bravura. Per una di quelle coincidenze che sembrano trovare il loro senso solo nei romanzi gialli, Hastings, recandosi all’ufficio postale, scopre che Poirot si trova nella vicina cittadina di Styles Mary. Qui il detective si era rifugiato, accolto proprio da Emily Inglethorp. Quando i due si incontrano, si abbracciano calorosamente, e appare subito evidente il forte legame che li unisce. Hastings racconta i fatti accaduti a Styles Court, e Poirot, ovviamente, accetta il caso. Non solo per scoprire la vera causa della morte della sua benefattrice, ma anche perché è intrigato dalla complessità della vicenda.

Il primo sospettato è, prevedibilmente, Alfred Inglethorp. Tra i presenti, è colui che trarrebbe maggior beneficio economico dalla morte della moglie. Inoltre, i due avevano litigato proprio quella sera, ed Emily era nota per cambiare spesso il testamento, rendendo evidente l’interesse di Alfred nell’agire tempestivamente. Tuttavia, Poirot non è convinto della sua colpevolezza: le prove contro di lui sono troppe e sembrano fin troppo ben congegnate. Mentre la polizia si prepara ad arrestare Alfred, il detective riesce a smontare la catena probatoria e a salvarlo dal carcere.

In seguito, i sospetti ricadono su John Cavendish. Il suo odio per Alfred lo rende un possibile colpevole non solo della morte della matrigna, ma anche del tentativo di incastrare il marito. Le accuse contro di lui si basano sulla sua firma per l’acquisto di una fiala di stricnina, trovata nella sua stanza, insieme a una barba finta e una parrucca, strumenti che avrebbero potuto renderlo fisicamente simile ad Alfred.

Alla fine, Poirot risolve il caso scoprendo due cose fondamentali: 1) la vera causa della morte non era stata una dose eccessiva di stricnina, ma il bromuro aggiunto al tonico contenente stricnina. Questo composto aveva fatto sì che il veleno si depositasse sul fondo della bottiglietta, rendendo letale l’ultima dose; 2) John Cavendish non era l’assassino. Il colpevole è un uomo che, a quel punto della storia, sarebbe impossibile per il lettore individuare, così come inaspettata risulterà la complice, che si rivela essere anche la sua amante.

Poirot a Styles Court contiene già tutte le caratteristiche che avrebbero reso Agatha Christie una delle autrici di romanzi gialli più lette di sempre. Tra queste, spicca la suspense, non generata da un susseguirsi frenetico di eventi o scontri fisici, ma piuttosto da rivelazioni e scoperte abilmente collocate alla fine o all’inizio dei capitoli. Un altro topos tipico di Christie è quello della camera chiusa, che ricorre anche in altri suoi romanzi, insieme all’ambientazione nella campagna inglese, tra l’alta borghesia. Ne emerge un quadro di famiglie segnate da bugie, invidie e segreti inconfessati, dove il numero di potenziali colpevoli con cui sia il lettore che Poirot devono fare i conti è sempre considerevole.

Fin da questo primo romanzo, non solo si trovano anticipazioni tematiche, ma anche dinamiche che riguardano la triade di personaggi composta da Hercule Poirot, Arthur Hastings e l’ispettore James Japp. Arthur Hastings è il narratore della vicenda e il primo personaggio che incontriamo, presente fin dall’incipit. In questo modo, assume subito un ruolo centrale, creando al contempo la suspense necessaria all’entrata in scena del vero protagonista. La funzione del capitano è metaletteraria: partecipa all’indagine, ma più che essere il motore dell’azione, il suo ruolo è quello di interlocutore privilegiato di Poirot. Hastings, inoltre, nel ripercorrere i fatti insieme all’amico, fornisce un utile riassunto al lettore. È evidentemente una persona attenta, vivace e, a tratti, passionale; è proprio questa sua tendenza a lasciarsi trasportare dalle emozioni a distinguerlo caratterialmente da Poirot.

Nonostante il suo ruolo di protagonista, Poirot fa il suo ingresso nella storia quando la vicenda è già ben avviata: c’è già stato un delitto, conosciamo la maggior parte dei possibili colpevoli, l’ambiente e i moventi. In questo contesto, Poirot si presenta come un elemento di novità, capace di riportare ordine nel caos; la sua originalità è accentuata dal suo ingresso in media res. È un uomo belga, basso di statura, con una testa a forma di uovo, che cura molto il suo aspetto e il suo vestiario. Esercita un controllo maniacale su tutto ciò che lo circonda, in particolare sul suo comportamento. Il suo carattere è estremamente puntiglioso e preciso, una qualità che talvolta può renderlo difficile da avvicinare. È a tutti gli effetti un lupo solitario. Tuttavia, in quanto detective, questa caratteristica diventa imprescindibile.

Questo insieme di peculiarità che caratterizzano Poirot si scontra inizialmente con il suo rapporto con Hastings. Di fronte alle domande apparentemente assurde che l’amico gli rivolge sulla successione degli eventi, Hastings sbuffa; lo stesso fa in risposta a alcune esclamazioni eccentriche, attribuendo il comportamento di Poirot alla vecchiaia, suggerendo che forse è un po’ fuori allenamento. Poirot, però, non se la prende e risponde descrivendo, attraverso passaggi che assomigliano a vere e proprie lezioni, il suo metodo investigativo. La sua tecnica consolidata consiste nell’esaminare i fatti e disporli uno dopo l’altro in modo pedissequo, in modo da cogliere il momento esatto in cui la catena si spezza. Solo allora si può trovare l’anello mancante. È un lavoro che richiede freddezza mentale, una lezione che Poirot ricorda spesso al suo compagno, più incline a lasciarsi trasportare dalle emozioni. Poirot insiste sulla cautela da adottare ogni volta che si è tentati di trascurare dettagli: è fondamentale accertarsi che questi non giochino un ruolo nella vicenda. Sebbene aborrisca la confusione—l’unica circostanza in grado di agitare un animo altrimenti tranquillo—è anche vero che da questa iniziale irritazione nasce in lui la voglia di dare un senso al caos, di cercare nuove strade per ricostruire la verità.

Complessivamente, il romanzo è avvincente e si presta a una prima lettura, ma anche a successive: una volta conosciuta l’identità dell’assassino, diventa interessante ricostruire come si sia arrivati alla soluzione del caso. Lo stile è curato e veloce, senza risultare sciatto, con particolare attenzione ai dialoghi, progettati non solo per far procedere l’azione, ma anche per dipingere le personalità di ciascun personaggio, in particolare dei principali. Già da questo libro si intuisce perché Christie sarebbe diventata una delle autrici più lette, sebbene una certa complessità psicologica dei personaggi e originalità dei meccanismi narrativi siano ancora da venire. Consiglio vivamente la lettura di Poirot a Styles Court, soprattutto in questa parte dell’anno: è un romanzo adatto a un ambiente intimo e oscuro.

In conclusione, Poirot a Styles Court non è solo un’introduzione all’incredibile mondo di Agatha Christie, ma anche un viaggio affascinante attraverso misteri intricati e personaggi indimenticabili. La sua scrittura, capace di catturare l’attenzione e sfidare il lettore, continua a ispirare generazioni. Non vedo l’ora di approfondire ulteriormente la sua opera con L’avversario segreto e spero che anche voi si uniate a questa sfida di lettura!

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