L’incipit di “25”, scritto da Zannoni

La macchina scomparve nella collina buia. la vide dissolversi, e non potè fare altro.

Era rimasto l’unico al mondo.

Si avviò lungo il marciapiede in salita. I giardini quadrati delle villette, gli alberi neri, sfilavano lenti al suo fianco. Sull’altro, la vasta schiena del panorama, le immagini di ogni suo ritorno a casa. Barcollò sotto il ronzio dei lampioni, trascinando le scarpe. Provocare rumori molesti, quand’era notte ed era da solo, lo rendeva inquieto: sentiva di attirare l’attenzione di qualcuno, di avere i mostri alle calcagna. Era una paura di bambino, non lo aveva mai lasciato.

Zannoni, 25.

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