
Sotto l’aeroplano, le colline scavavano già il loro solco d’ombra nell’oro della sera. Le pianure si facevano luminose, ma di una inconsumabile luce: in quelle regioni esse non finiscono mai di restituire il loro oro, così come dopo l’inverno non finiscono mai di restituire la loro neve.
E Fabien, il pilota che portava dall’estremo Sud verso Buenos Aires il corriere di Patagonia, riconosceva l’approssimarsi della sera dagli stessi segni da cui si riconoscono le acque d’un porto: da quella calma, da quelle rughe leggere che nubi tranquille disegnavano appena. Egli entrava in una rada immensa e felice. In quella calma, avrebbe potuto anche credere di fare una lenta passeggiata, quasi come un pastore. I pastori di Patagonia vanno, senza fretta, da un gregge all’altro: egli andava da una città all’altra; egli era il pastore delle piccole città.
Ogni due ore ne incontrava qualcuna che scendeva a bere sulla riva dei fiumi o pascolava nella sua pianura.
Antoine de Saint-Exupéry, Volo di notte (Incipit)

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