
Quando si parla di pari opportunità in qualsiasi ambito della società, si perseguono solitamente due tipi di strategie: l’analisi dei dati concreti e il racconto delle esperienze personali. Scienziate, l’ultimo libro di Elena Cattaneo, riesce a coniugare entrambi gli approcci, offrendo una prospettiva precisa e documentata sulla condizione delle donne nel mondo della scienza. Lo fa con uno sguardo non clinico e distaccato, ma con profonda umanità, sfruttando la prospettiva privilegiata di chi fa parte di quel mondo dopo aver lottato per guadagnarsi il proprio spazio.
Elena Cattaneo è infatti una biologa e docente all’Università di Milano, nonché senatrice a vita della Repubblica Italiana dal 2013. Fondamentali sono state le sue ricerche sull’utilizzo delle cellule staminali per il trattamento delle malattie neurodegenerative, in particolare in pazienti affetti dalla corea di Huntington. In ambito civile, ha saputo sfruttare la sua posizione politica investendosi di un importante ruolo di divulgatrice scientifica, partecipando attivamente a dibattiti pubblici e trasmissioni televisive per avvicinare il grande pubblico alla scienza. Una missione, quella della divulgazione, che condivide con tutte le protagoniste del libro, e di cui sono portavoce le parole di una di loro, Miriam Melis:
“Comunicare ciò che si scopre, raccontando il percorso anche accidentato – che conduce alla scoperta, è il dovere che deriva dal privilegio di studiare per capire ciò che ancora non conosciamo. Il lavoro di scienziate e scienziati non si conclude in laboratorio: la scienza si realizza pienamente solo quando acquista una dimensione collettiva, quando diventa patrimonio di tutti e tutti ne comprendono linguaggio e metodo”.

In Scienziate, edito da Raffaello Cortina, Cattaneo narra in forma di intervista le testimonianze di dieci ricercatrici, chiamate a raccontare le loro esperienze nel mondo dell’Accademia, le difficoltà che hanno affrontato in quanto donne in un settore ancora fortemente segnato dalle disparità di genere, la necessità di bilanciare lavoro e famiglia, l’impossibilità di rintracciare fondi a lungo termine in un Paese, come l’Italia, che poco o nulla stanzia per il progresso scientifico, le ingerenze della politica nei metodi che le loro discipline hanno di procedere. Ogni capitolo è dedicato ad una scienziata con cui Cattaneo interagisce condividendo a sua volta le proprie esperienze e creando così un tessuto narrativo ricco e stratificato. Non è questo certamente il primo libro ad occuparsi delle disparità nella scienza, ma ha il gran pregio di analizzare non solo i classici ambiti di studio (ignegneria, fisica, matematica), ma di ampliare l’orizzonte di indagine anche ad ambiti meno noti (filologia, arboricultura, chimica del restauro).

Tra le protagoniste dei suoi incontri troviamo nomi che hanno rivoluzionato le loro discipline, ma che purtroppo non ricordiamo, ed è proprio questo il senso del libro: riportare alla memorie protagoniste il cui cognome i giornali spesso ignorano:
- Mariafelicia De Laurentis, astrofisica il cui gruppo di ricerca ha contribuito a scattare la prima foto di un buco nero;
- Simona Lodato, neuroscienziata specializzata nella cura della corea di Huntington;
- Miriam Melis, elettrofisiologa che studia la dopamina, molecola che regola diverse funzioni cerebrali oltre che l’insorgere delle tossicodipendenze;
- Alessandra Gentile, esperta di arboricoltura, impegnata nella creazione di nuove specie di agrumi capaci di sopportare malattie e cambio climatico
- Costanza Milano, chimica al servizio della conservazione dei beni culturali, che ha rivoluzionato il mondo del restauro di opere antiche
- Cătălina Oana Curceanu ricercatrice del CERN esperta di fisica quantistica
- Alessandra Mascaro, che, immersa tra le mangrovie in Africa, ha documentato per la prima volta un comportamento di cura tra due individui di scimpanzé
- Maria Giovanna Durante, ingegnera che ha saputo mettere l’uso dell’intelligenza artificiale al servizio dei vecchi modelli per studiare i terremoti e le loro conseguenze sull’ambiente urbano
- Silvia Ferrara, filologa esperta di scritture antiche; insieme al suo gruppo sta tentando di decifrare il cripto-minoico, diretto discendente della Lineare A
- Vincenza Colonna, genetista impegnata a studiare come l’evoluzione agisce attraverso singole mutazioni nel DNA e come i suoi risultati possono portarci ad una medicina personalizzata
Queste storie sono accomunate da tutta una serie di sfide e difficoltà che Cattaneo racconta, accompagnandole a numeri sull’attuale stato delle Università. E non sono numeri confortanti. Se da un lato, nell’anno accademico 2021/2022 le donne rappresentano il 55,3% degli iscritti all’università italiana, quindi leggermente in maggioranza rispetto agli uomini, il divario emerge nella distribuzione all’interno delle discipline. Il 78% degli iscritti alle materie umanistiche sono donne, mentre nel gruppo degli iscritti alle materie scientifiche questa percentuale crolla al 39%. Lo squilibrio non è casuale, ma frutto di una cultura che continua a veicolare stereotipi di genere fin dall’infanzia per cui al bambino regaliamo il piccolo chimico, alle bambine una cucina di plastica. Ancora più significativo è il dato sui vertici accademici: su 99 rettori di università italiane, solo 13 sono donne, e molte di queste sono le prime rettrici di atenei centenari. Come sottolineava Lilli Gruber nel suo libro Basta, il problema non è più tanto l’accesso all’istruzione superiore, quanto piuttosto la possibilità di sedere ai tavoli dove si prendono le decisioni. E, occorre dirlo, l’università, che dovrebbe essere un luogo di apertura mentale e di innovazione, si rivela spesso uno degli ambienti più conservatori della società italiana.
Questa disparità si intreccia con le problematiche strutturali della ricerca in Italia: i fondi limitati, la precarietà delle posizioni, le difficoltà nei programmi di “rientro dei cervelli” che spesso si esauriscono dopo pochi anni per mancanza di prospettive a lungo termine. Per le scienziate, questi ostacoli si sommano alle sfide specifiche che devono affrontare in ambienti di lavoro ancora prevalentemente maschili.
In definitiva, Scienziate è un libro necessario, che stimola la riflessione su quanto ancora ci sia da fare per raggiungere una reale equità di genere nella scienza e nell’accademia. Le ricerche condotte in questi ambiti hanno profonde implicazioni sulla società intera: dalla medicina all’ambiente, dalle tecnologie alle politiche pubbliche, il modo in cui si fa scienza influenza direttamente la vita di tutti. È questa un’opera che, attraverso un efficace equilibrio tra dati e narrazione, restituisce voce e riconoscimento a quelle ricercatrici che, con il loro lavoro, hanno cambiato il volto della ricerca scientifica.
Il valore del libro sta proprio nella sua capacità di mostrare come le disparità di genere nell’accademia non siano solo una questione di numeri, ma riflettano problemi culturali e strutturali più profondi che richiedono un ripensamento radicale del modo in cui concepiamo e pratichiamo la ricerca scientifica in Italia. Leggerlo significa non solo scoprire storie straordinarie, ma anche contribuire a un dibattito fondamentale per il futuro della conoscenza e della società nel suo complesso.

Entra a far parte della community
Unisciti gratuitamente a centinaia di nostri abbonati e abbonate, e sii il primo a conoscere nuovi contenuti.
