
Sono parecchi i racconti autobiografici che danno l’impressione, anche insopportabile, di mancare la verità. E per contro molti testi definiti «romanzi» la centrano in pieno. Detto questo, la famosa frase che Gide annota sul suo diario, secondo la quale il romanzo «è forse più vicino alla verità rispetto ai libri di memorie», è soltanto un’opinione, che peraltro non ha impedito al suo autore di scrivere numerose opere autobiografiche. Eppure viene brandita come un dogma da chiunque nutra ostilità verso questo genere di scritti. I luoghi comuni e i preconcetti sulla letteratura sono estenuanti, non solo perché chi li esprime si ritiene generalmente superiore ma anche perché di solito vengono affermati con una sicurezza che, in altri campi, farebbe ridere. E poi, come mettersi d’accordo su una definizione comune di verità? Per me la verità è soltanto il nome dato a quel che si cerca e che continuamente sfugge.
Annie Ernaux, La scrittura come un coltello
