
A quel tempo, in Germania come in Inghilterra, l’omosessualità era illegale. Mentre però in patria gravava una pesante coltre di interdizione, nella Repubblica di Weimar si respirava un certo grado di liberalità. La polizia tollerava bar e bordelli per gay, molti personaggi della vita pubblica erano notoriamente omosessuali e lo stesso Magnus Hirschfeld era alla testa di un vasto movimento di opinione, a cui aderivano personalità come Thomas Mann e Albert Einstein, per cancellare il famigerato paragrafo 175 del codice penale che perseguiva i cosiddetti “diversi”. A Berlino, Chris [Isherwood] non soltanto aveva trovato in un batter d’occhio l’oggetto del proprio desiderio, ma lo aveva trovato in un contesto che rendeva possibile farne materia di racconto. E il narratore che era in lui non stava nella pelle.
Mario Fortunato, Le voci di Berlino
