
Gustav Aschenbach, o von Aschenbach, il nome assunto dal cinquantesimo compleanno, in un pomeriggio di primavera del 19…, anno che rivolse a lungo un volto minaccioso al nostro continente, aveva intrapreso da solo, dalla sua abitazione nella Prinzregentstrasse, a Monaco, una lunga passeggiata. Sovreccitato dal lavoro difficile e critico della mattina, che proprio allora stava esigendo massima prudenza, accorgimento, energia e precisione della volontà, lo scrittore non era riuscito, neppure dopo il pranzo, a reprimere l’impulso del congegno creativo dell’intrinseco, quel «motus animi continuus» in cui, secondo Cicerone, consiste la natura dell’eloquenza, non avendo potuto conciliare quel sonnellino ristoratore che, una volta il giorno, gli era tanto indispensabile, dato il logorio crescente delle sue forze. Subito dopo il tè, perciò, se n’era uscito all’aperto nella speranza che aria e moto lo avrebbero riassestato, procurandogli una serata frut-tuosa.
Thomas Mann, La morte a Venezia (Incipit)

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