
Ci ero già stata, anni fa, durante una gita scolastica. Quella mattina di maggio, invece, la seconda del mio breve soggiorno parigino, ci sono tornata con intenzione. Il cielo era limpido e le strade ancora silenziose: il Père-Lachaise era vuoto. A scrutare il mio passo incerto tra le tombe c’era solo qualche corvo mattiniero.
È un cimitero antico, il Père-Lachaise: niente panchine, niente aree verdi in cui distendersi come si farebbe in certe città del nord Europa, come Zurigo, Amsterdam o Copenhagen. È un luogo dedicato al rispetto e al ricordo: i suoi vialetti, adombrati dalle fronde si inerpicano tra i sepolcri, stretti e ripidi. Camminarci da soli, accompagnati dal fruscio delle suole che calpestano il selciato, immersi nell’aria ancora assonnata della primavera, è stata un’esperienza unica che mi piacerebbe raccontarvi per tappe: una piccola rassegna dei personaggi che ho visitato quella mattina. Sarà un pellegrinaggio che, chissà, magari un giorno, in una mattina parigina, potreste decidere di ripercorrere….
Abelardo ed Eloisa

Quella di Abelardo ed Eloisa è una tomba gotica e imponente che racconta la storia dei residenti più antichi del cimitero. Pietro Abelardo ed Eloisa d’Argenteuil vissero nella Parigi del XII secolo, ad unirli è una delle storie d’amore più intense e tragiche del medioevo. Lui, filosofo e teologo brillante, lei giovane donna colta e ribelle, allieva che divenne amante del maestro. Il loro fu un amore intenso, e per questo furono puniti: quando la relazione venne scoperta, Abelardo fu castrato per vendetta dallo zio di lei. Lui si fece monaco, lei badessa, ma continuarono a scriversi lettere che possiamo leggere ancora oggi. Dopo secoli di sepoltura separata, nel 1817 i loro resti furono riuniti al Père-Lachaise. Il sepolcro che li accoglie, costruito con elementi medievali originali, li ritrae finalmente fianco a fianco. Dopo una vita di separazione forzata, qui sono insieme in un silenzio che sa di pace e di rivincita, in una tomba al cospetto della quale si intrecciano storia, sentimenti e letteratura.
Honoré de Balzac

Il busto di Balzac svetta con quell’energia trattenuta che fa pensare a un personaggio dei suoi romanzi. La tomba è massiccia, decorata con libri scolpiti nella pietra – un omaggio alla sua opera. E in fondo non poteva essere altrimenti per l’autore che ha dato vita a migliaia di personaggi in opere come Papà Goriot, Eugénie Grandet e Le illusioni perdute. Ancora oggi i lettori lasciano fiori freschi sulla sua sepoltura. È il segno che Balzac continua a essere letto, che la sua Comédie humaine – quel progetto ambizioso di raccontare un’intera società – non è solo un monumento letterario del passato, ma una presenza viva. Davanti alla tomba viene spontaneo pensare a quei personaggi che si rincorrono da un romanzo all’altro, a quelle storie che si intrecciano in un grande affresco della Francia ottocentesca. La monumentalità della sepoltura rispecchia quella dell’opera: entrambe costruite per durare nel tempo.
Fryderyk Chopin

Non è uno scrittore, ma sarebbe ingiusto espungerlo da questa passeggiata. La tomba di Chopin è tra le più visitate e anche tra le più eleganti del Père-Lachaise. A vegliare sulla salma del compositore, scolpita sopra il sepolcro, una Musa piange a capo chino: trattiene un dolore che non è privato, ma universale. È il lutto della bellezza perduta. Chopin morì a Parigi nel 1849, a soli 39 anni, dopo aver lasciato la Polonia per sempre all’età di vent’anni. Compositore e pianista di genio, trasformò la musica per pianoforte con i suoi notturni, le polacche, le mazurche – pezzi che portavano dentro tutta la nostalgia per una patria perduta. Il suo corpo riposa qui, ma il cuore – come richiesto da Chopin – fu portato a Varsavia e murato nella Chiesa di Santa Croce. Camminando intorno alla sua tomba, con i gigli freschi lasciati da chi ancora lo ascolta, viene naturale ripensare all’idea di patria, di esilio, di una musica che riuscì a trasformare la nostalgia in bellezza. In quel silenzio tra le pietre umide, Chopin sembra più vicino al sogno che alla perdita.
Eugène Delacroix

La tomba di Eugène Delacroix ha la solidità di un sarcofago antico: massiccia, austera, senza fronzoli. Non c’è bisogno di statue o bassorilievi quando il nome da solo evoca esplosioni di colore e passioni romantiche. Delacroix, il pittore della Libertà che guida il popolo e delle Donne di Algeri, in questo sarcofago scuro sembra quasi assorbire la luce del cimitero. Dopo aver riempito le tele di rossi fiammeggianti e di movimenti drammatici, qui si concede la quiete della semplicità. Il contrasto è potente. Davanti all’austero sepolcro viene spontaneo pensare ai suoi quadri traboccanti di vita, quasi che egli stesse volesse dirci: i miei colori parlano per me, la pietra può restare muta. Tra gli alberi del Père-Lachaise, questo blocco di granito scuro diventa quasi un invito a cercare altrove – nei musei, nella memoria – quella forza espressiva che nessun monumento funebre potrebbe contenere. E in effetti bastano poche fermate di tram, scendere al carosello del Louvre e rivedere, traboccanti di dramma e pathos i suoi capolavori.
Oscar Wilde
La tomba di Oscar Wilde è una delle più chiacchierate del Père-Lachaise. Il monumento originale, con la sfinge alata scolpita da Jacob Epstein, riflette tutta l’originalità di uno scrittore che sfidò la società vittoriana con genio e sagacia. Oggi è protetta da una lastra di vetro, necessaria dopo anni di “omaggi” particolari: i fan avevano preso l’abitudine di baciarla lasciando segni di rossetto che stavano rovinando la pietra. Ma anche così continua ad attirare visitatori da tutto il mondo. L’autore di frasi memorabili come “Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni” riposa qui dopo una vita vissuta senza compromessi. Wilde, condannato per “atti indecenti” e morto in esilio a Parigi nel 1900, è noto soprattutto per Il ritratto di Dorian Gray, romanzo emblema dell’estetismo e della sete di bellezza che contraddistinse quel periodo letterario. La sua tomba non è solo un luogo di sepoltura, ma un simbolo: dell’arte che sopravvive allo scandalo, del talento che trascende le convenzioni del proprio tempo.
Marcel Proust

La tomba di Marcel Proust è discreta, quasi riservata, in un angolo che invita alla riflessione silenziosa. La pietra nera e sobria colpisce per la sua semplicità, soprattutto se si pensa che qui riposa il più grande scrittore francese del Novecento. Nel 2022, in occasione del centenario della sua morte, abbiamo dedicato un gruppo di lettura alla Recherche – tutti e sette i volumi letti insieme, pagina dopo pagina. È stato un viaggio lungo, un anno intero trascorso dentro quel tempo dilatato che solo Proust sa creare, dove ogni dettaglio si carica di memoria e significato. Davanti a questa tomba semplice, ho ripensato a quelle serate di lettura, alle discussioni sulle madeleine e sui campanili di Martinville, al modo in cui Proust riesce a fermare il tempo e a farcelo rivivere. La sua sepoltura invita a rallentare, a immergersi nel fluire lento dei ricordi.
Gioachino Rossini
La tomba di Rossini è un vero mausoleo: colonne, timpano, porte di legno con elaborate decorazioni geometriche che risaltano sulla vernice scura. Non passa certo inosservata tra le altre sepolture del Père-Lachaise. È un monumento che ha l’aria festosa delle sue opere, lontano dalla mestizia funebre. Gioachino Rossini morì a Parigi nel 1868, dopo aver conquistato l’Europa con le sue opere. Il barbiere di Siviglia, La gazza ladra, Guglielmo Tell – melodie che ancora oggi tutti riconoscono al primo ascolto. Era il compositore della velocità e dell’umorismo, capace di far ridere e commuovere il pubblico. Davanti a questo mausoleo elaborato, con le sue decorazioni che sembrano quasi danzare sulla pietra, è facile immaginare l’esuberanza di un uomo che aveva fatto musica in maniera unica. Rossini, che si ritirò dalle scene a soli 37 anni dopo aver scritto 39 opere, riposa qui con lo stesso sfarzo dei suoi crescendo più famosi. Il contrasto con la quiete del cimitero è perfetto: anche da morto, Rossini riesce a portare un sorriso tra le lacrime.
Visitare il Père-Lachaise è come fare una passeggiata nella propria biblioteca: ad ogni tomba riconosci un libro letto, una melodia sentita, un quadro che ti ha colpito. È il cimitero perfetto per chi ama le storie, perché qui ogni pietra ne racconta una. Se andate a Parigi, concedetevi una mattina presto tra questi viali. Portate con voi la curiosità di chi scopre e la nostalgia di chi ritrova. Abelardo ed Eloisa, Balzac, Chopin, Delacroix, Proust, Oscar Wilde, Rossini – non sono solo nomi scolpiti nella pietra, ma compagni di viaggio che vi aspettano da secoli. E quando uscirete, scommetto che avrete voglia di rileggere qualcuno di loro. O di ascoltare quella sinfonia che credevate dimenticata. Perché il Père-Lachaise fa questo: ti ricorda perché ami i libri, la musica, l’arte. Ti ricorda che le storie non muoiono mai. Andate. Ne vale davvero la pena.

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