
Il giorno in cui arrivò la lettera il caprifoglio era dappertutto, come il caldo. Le rose selvatiche fiorivano su siepi di viticci e profumo. C’erano api grasse, api a forma di dirigibile, paffute e minuscole.
Era un mattino dolce e scompigliato e il sole sorgeva tranquillo, in uno spettacolare rossore. Seduta in veranda, Helen vide il giorno, lo vide fin dall’inizio maturare a poco a poco come una mela. Giugno era il mese che non poteva durare, con le sue brezze così profumate di boccioli che persino i fiori, tremuli e oscillanti, ne erano inebriati. Una formica camminò sul bracciolo della sedia di Helen, poi sul tavolo e infine dentro il suo caffè. Le formiche, le venne in mente, erano creature ammirevoli.
La lettera arrivò un mercoledì di fine giugno, quel mattino incominciato così bene. E continuato bene, anche. Una coppia di uccelli azzurri era venuta a becchettare sul prato di Helen, con la stessa disinvoltura di due mucche grasse. Il caffè era particolarmente buono: veniva da un nuovo, fragrante pacchetto comprato proprio il giorno prima. La tazza fumava.
Cathleen Schine, La lettera d’amore

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