La Biblioteca Nazionale di Vienna: un tripudio di barocco e di libri antichi

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L’anno scorso, dopo un convegno accademico, mi ero concessa qualche giorno in più a Vienna per esplorare la città oltre gli impegni di lavoro. Tra i luoghi che ricordo con più meraviglia c’è senza dubbio la Biblioteca Nazionale Austriaca, con la sua incredibile Sala delle Meraviglie: un affresco barocco del legame tra potere, arte, e conservazione del sapere.

La Sala delle Meraviglie della Biblioteca Nazionale Austriaca si trova nel complesso del Hofburg, sulla Josefsplatz. Il biglietto d’ingresso costa 11 euro e include l’audioguida. La biblioteca è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e la visita dura circa una mezzoretta.

Nello stesso complesso si trova anche il Museo dei Papiri, che ospita circa 400 oggetti unici provenienti da tre millenni di cultura egizia. La collezione custodisce una delle più significative raccolte di papiri e altri manufatti di oltre 3.000 anni fa, che io purtroppo non ho potuto visitare ma che rappresenta un’interessante estensione del percorso per chi vuole approfondire la storia della scrittura e della conservazione del sapere nell’antichità.

Tra il 1723 e il 1726, su commissione dell’imperatore Carlo VI, prese forma quello che sarebbe diventato uno dei più straordinari esempi di architettura bibliotecaria europea. La Sala delle Meraviglie – come veniva chiamata nel linguaggio dell’epoca – nacque come centro intellettuale della monarchia asburgica, finanziata attraverso una tassa imposta su tipografie e giornali.

L’edificio, progettato da Johann Bernhard Fischer von Erlach e completato dal figlio Joseph Emanuel, si erge sulla Josefsplatz con i suoi quasi 80 metri di lunghezza e 30 di altezza. La cupola centrale, dominata dalla statua marmorea di Carlo VI, è coronata dall’affresco di Daniel Gran che raffigura la “divinizzazione” dell’imperatore – un programma iconografico che celebra il potere politico attraverso la cultura.

La struttura tripartita della biblioteca rivela un’organizzazione simbolica attenta. Dal settore centrale ovoidale si diramano due ali che prendono nome dagli affreschi che le decorano: “Ala della Pace” e “Ala della Guerra”. Questa dualità non è casuale, ma riflette la concezione barocca della conoscenza come strumento di potere e di pacificazione insieme.

Nella cupola, l’affresco di Daniel Gran rappresenta la scuola di Atene come simbolo della totalità delle scienze. Vi sono raffigurate le arti militari – costruzione navale, topografia, geografia – accanto agli studi orientali, alla numismatica, all’astronomia e alla medicina. Un programma enciclopedico che testimonia l’ambizione universalistica dell’Impero asburgico.

Oggi la Sala delle Meraviglie custodisce circa 200.000 volumi risalenti al periodo 1501-1850, disposti secondo un ordine che è rimasto sostanzialmente immutato da tre secoli. Gli armadi in noce sono contrassegnati da numeri, gli scomparti da lettere, i libri da una firma: un sistema di catalogazione che restituisce l’immagine di una biblioteca universale ancora funzionante.

Dietro alcuni scaffali si celano le cosiddette “camere stellari” – piccoli studi destinati originariamente alla lettura, oggi utilizzati come magazzini. Il nome deriva dal fatto che i libri in esse contenuti sono contrassegnati non solo dalla firma, ma anche da una stella. Questi ambienti, privi ancora oggi di riscaldamento, conservano l’atmosfera di studio che doveva caratterizzare la biblioteca nella sua funzione originaria.

Nel cuore della sala ovale si trova la Biblioteca Eugeniana, che custodisce la collezione libraria del principe Eugenio di Savoia. Questo grande condottiero, amante delle scienze e delle arti, aveva raccolto una biblioteca che testimonia la sua erudizione: volumi di storia, scienze naturali, poesia antica, organizzati secondo un codice cromatico che distingue i diversi campi del sapere.

Le copertine blu contraddistinguono teologia e diritto, quelle gialle le scienze naturali, quelle rosse storia e letteratura. Alla morte del principe, Carlo VI acquistò questa preziosa raccolta per 150.000 fiorini – una cifra superiore al valore del Castello del Belvedere, a testimonianza del valore attribuito al patrimonio librario.

Come ogni biblioteca barocca, anche la Prunksaal ospita globi terrestri e celesti, simboli della conoscenza universale. Tra questi spiccano le opere di Vincenzo Coronelli, il celebre costruttore di globi veneziano, che realizzò per Luigi XIV una coppia di globi con sfere di 385 centimetri di diametro, alti complessivamente sette metri.

Questi oggetti, oltre alla loro funzione scientifica, rappresentano l’ambizione enciclopedica dell’epoca: contenere il mondo intero in uno spazio architettonicamente definito, renderlo comprensibile e dominabile attraverso la conoscenza.

La Sala delle Meraviglie fu probabilmente la prima grande biblioteca europea destinata all’uso pubblico, sebbene l’accesso fosse regolamentato da criteri di decoro e alfabetizzazione. Oggi i volumi storici della sala sono ancora consultabili nella sala di lettura agostiniana, mantenendo viva la funzione originaria dell’istituzione.

Visitare la Sala delle Meraviglie significa immergersi in un’idea di cultura che ha attraversato i secoli, dove l’architettura, l’arte e la conservazione del sapere si fondono in un’esperienza totale. In un’epoca di digitalizzazione accelerata, questo luogo ci ricorda che esistono forme di trasmissione culturale che richiedono presenza fisica, contemplazione, silenzio. Una tappa che non potete perdere nel vostro viaggio viennese!

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