
Dal suo rifugio di Londra, immerso nella sua egocentrica routine, non era difficile a Clive pensare alla civiltà come alla somma di tutte le arti, compresi design, cucina, buon vino e consimili. Ora però la realtà gli si mostrava per quello che era: chilometri quadrati di squallidi edifici moderni, il cui scopo essenziale era quello di sostenere antenne televisive e paraboliche; fabbriche nelle quali si produceva ciarpame inutile da reclamizzare in Tv e, su desolate distese, file di camion pronti al carico e alla distribuzione di quello stesso ciarpame; infine, a perdita d’occhio, soltanto strade e la tirannia del traffico. Lo scenario era quello di un grossolano ricevimento, il mattino dopo.
Ian McEwan, Amsterdam

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