Il fascino della rilettura: le prime pagine di Jane Eyre

Una settimana di letture #129

3 minuti

Non sono mai stata una grande ri-lettice. Sono ancora probabilmente in una fase in cui mi interessa trovare nuove voci letterarie, nuovi romanzi, nuove tematiche, nuovi stili; e chissà se ne uscirò mai del tutto, speriamo di no. Le opere che ho riletto sono pochissime: Alla ricerca del tempo perduto di Proust (in occasione del nostro GdL Proust ritrovato); Emma di Jane Austen (per me il suo romanzo migliore); Frankenstein di Mary Shelley (anche questo in occasione del nostro GdL 🦇 Letture a go-gotico); Maurice di Forster (che, c’è niente da fare, ha un posto speciale nel mio cuore di lettrice).

Quando rileggo un libro, mi succede spesso la stessa cosa che accade quando rivedo un film. Della prima lettura ricordo bene la parte centrale e finale del racconto, le tematiche dell’opera, i personaggi, ma la parte iniziale mi sembra nuova, come se la leggessi per la prima volta. Accade anche a voi? Forse è perché approcciamo le parti iniziali con una certa dose di sospetto: ci guardiamo intorno, annusiamo i personaggi e gli accadimenti senza lasciarci andare del tutto alla narrazione. Non vogliamo affezionarci subito, insomma.

In questi giorni sto rileggendo Jane Eyre, il romanzo che mi ha fatto conoscere e amare Charlotte Brontë, pur non ritenendolo oggi la sua opera meglio costruita. Di questi primi capitoli dedicati all’infanzia della protagonista non ricordavo quasi niente. Eppure, questa volta hanno toccato alcune corde del mio passato a cui non rammento di aver mai associato il romanzo.

Jane, orfana, vive emarginata con una famiglia cui la lega una parentela piuttosto debole di cuginanza. La padrona di casa, ma anche la governante e la bambinaia, la detestano per il suo essere troppo legata ai libri, troppo incline alla riflessione, troppo introversa. Jane risponde quando viene criticata, si rintana alla ricerca di un buon romanzo, sorride troppo poco. Insomma, non è adatta a un mondo che vuole le fanciulle belle, allegre e stupide. Ma lei non può mutare la sua natura; di ciò, pur essendo molto piccola, è ben consapevole. È quindi condannata a vivere sola, privata di qualsiasi tipo di affetto familiare, e infine cacciata in un collegio con l’accusa di essere bugiarda e intrigante.

Non pensavo fosse possibile, ma queste prime pagine mi hanno avvicinata ancora di più alla storia narrata da Brontë, che sto rileggendo con gusto. Sapendo come procederà la vicenda, vedo ora bene come Jane, fin da bambina, abbia tenuto fede allo stesso principio: rimanere se stessa, sempre, anche quando ciò significa privarsi del naturale calore umano di cui tutti abbiamo bisogno, nella fredda tempesta che talvolta può essere l’esistenza.


Entra a far parte della community

Unisciti gratuitamente a centinaia di nostri abbonati e abbonate, e sii il primo a conoscere nuovi contenuti.


✍️ I NOSTRI ARTICOLI

L’articolo di Gerardo Passannante celebra il centenario della morte di Franz Kafka, esplorandone la vita, il contesto storico, e le opere principali come La metamorfosi, Il processo e Il castello. Viene menzionata anche la scelta di Max Brod di non distruggere i manoscritti inediti di Kafka, garantendone la pubblicazione, e vengono analizzate le molteplici interpretazioni della complessa produzione letteraria.

LEGGI L’ARTICOLO 👉 100 anni di Franz Kafka: la taccola inquieta(nte)

In questo articolo Gerardo Passannante riflette sul legame personale che da lettore ma anche da autore ha stretto con le opere di Thomas Mann. Gerardo ci racconta della sua iniziale esitazione a leggere Mann per pregiudizi presto in realtà superati. Davanti a I Buddenbrook non potè infatti che ricredersi! Il pezzo celebra Mann come un autore complesso e prolifico, capace di produrre capolavori che richiedono impegno ma offrono grandi soddisfazioni.

LEGGI L’ARTICOLO 👉Il mio rapporto con Thomas Mann, a 149 anni dalla sua nascita

Per la nostra rubrica Gli estratti abbiamo invece pubblicato:

Lascia un commento