Tonio Kröger e il richiamo del mare

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E vennero giornate grige e tempestose. Le onde flettevano la testa, come tori lì lì per scoccar la cornata, rovesciandosi furiose contro la spiaggia che, lambita fin molto in alto, era cosparsa di alghe luccicanti d’umido, di conchiglie e di rottami di legno. Tra le allungate colline ondose s’estendevano, sotto il cielo coperto, le valli verde-pallido-schiumanti; ma dove, dietro le nuvole, si trovava il sole, sulle acque c’era uno scintillio vellutato biancastro.
Tonio Kröger, avvolto negli spruzzi e nel vento, si sprofondava in quel fragore eterno, intenso, assordante da lui tanto amato. Se si voltava per andarsene, allora gli sembrava d’essere attorniato, d’un tratto, da calma e calore. Ma sapeva d’avere alle spalle il mare: chiamava, attirava e salutava. E lui sorrideva.
Mann, Tonio Kröger

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