Judith Butler e la sua “Questione di genere”

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Buona parte della teoria femminista si è basata sul presupposto che esistesse un’identità, concepita attraverso la categoria delle donne, che non solo istituisce gli interessi e gli obiettivi femministi all’interno del discorso, ma anche costituisce il soggetto per il quale si cerca una rappresentanza e una rappresentazione politica. Ma politica e rappresentanza/rappresentazione sono termini controversi. Da una parte, rappresentanza funziona come termine operativo in un processo politico che cerca di allargare la visibilità e la legittimità delle donne come soggetti politici; dall’altra parte, rappresentazione è la funzione normativa di un linguaggio che si dice riveli o distorca ciò che si presuppone sia vero a proposito della categoria delle donne. Alla teoria femminista è sembrato necessario sviluppare un linguaggio che rappresentasse pienamente o adeguatamente le donne per favorire la loro visibilità politica. E questo era ovviamente importante se si pensa alla diffusa condizione culturale in cui le vite delle donne erano rappresentate in modo falsato o non erano rappresentate affatto.

Judith Butler, Questione di genere: Il femminismo e la sovversione dell’identità

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