[RECENSIONE] UN RETABLO DI VERITÀ di Vittorio Panicara

Retablo, termine spagnolo della pittura, indica un gruppo di figure che rappresentano lo svolgimento di una storia narrata. Nella finzione teatrale, Cervantes fa in modo che gli spettatori si sentano in colpa se non vedono e interpretano le immagini, in realtà informi, come vuole un imbonitore (è il Retablo delle meraviglie). Vincenzo Consolo, nel 1987, pubblicò presso Sellerio Retablo, decisamente una delle sue migliori opere, ispirandosi nel titolo al vocabolo spagnolo.

Il romanzo recupera e ricompone quell’unità narrativa che il Sorriso dell’ignoto marinaio non possedeva che in modo imperfetto; propone al lettore una triplice narrazione degli stessi fatti da parte dei tre protagonisti. Il primo di questi è l’ex monaco Isidoro, che per la sua Rosalia ha rubato ai suoi confratelli e che invoca la sua donna con tutta la passione che un animo innamorato può sprigionare: la sua Rosalia è Rosa che ha inebriato, rosa che ha confuso, il mio cervello si è mangiato.  La seconda narrazione, la più estesa, viene effettuata, con toni del tutto diversi, dal cavaliere milanese Fabrizio Clerici, in viaggio per la Sicilia; il caso ha voluto che scegliesse proprio Isidoro come servitore-accompagnatore per l’isola, in cerca delle vestigia più antiche da riprendere con il pennello o con la matita. Il suo racconto, non per nulla intitolato Peregrinazione, narra varie avventure, da Palermo, dove ha incontrato Isidoro, a Egesta, dove subisce l’assalto di briganti dei quali poi diviene amico; fino a Selinunte e a Mozia, dove può contemplare in modo estatico rovine e bellezze antiche (e una tempesta gli impedisce di portare con sé una statua di stupefacente bellezza); e fino a Trapani, dove lo coglie il terremoto, per tornare infine a Palermo. Clerici si rivolge a una dama, Teresa Blasco, di cui è innamorato e che lo ha respinto; il suo eloquio forbito, fatto di raffinatezza e cultura illuministica, si caratterizza per le riflessioni pacate sul mondo e sull’arte, che è per lui (ma non per l’autore, mi pare) un inganno altrettanto illusorio quanto il retablo delle meraviglie che ha visto in una piazza di Alcamo. Si sente nelle sue parole una sorta di ripulsa della passione che nutre per donna Teresita, come se il compito del suo raziocinio e del suo raccontare fosse la dimenticanza della vita e dei suoi tormenti, con la ricerca, nelle rovine che visita, non tanto della grandezza del passato, quanto dell’oblio del presente. La terza narratrice è proprio Rosalia, che si rivolge al suo perduto amore, a Isidoro, per spiegargli perché lo ha abbandonato e perché non merita di essere considerata una «bagascia»; gli spiega le ragioni per cui, divenuta cantante in seguito a un caso fortunato, ha lasciato il vicolo malfamato in cui viveva e ha seguito lo scultore cavalier Serpotta, in cerca di ulteriori successi. Sa che Isidoro la odia e gli chiede perdono: è per amore che lei lo ha lasciato: Cos’è l’amore in dentro la miseria? Un fiore delicato, una pomella bianca e avorio dentro a un pantano, neve immacolata nel fervore del luglio. Dura un sospiro, si corrompe e muore. E il nostro, così breve, intenso e risplendente? E più volte Rosalia esclama: Bella, la verità! Il suo ruolo, a ben vedere, è proprio quello di stabilire la Veritas (è il titolo di questa terza parte e anche il nome della statua che il Serpotta le ha dedicato, statua la cui visione improvvisa fa svenire Isidoro), di gridare il proprio amore sensuale nello stesso tempo in cui mostra la più grande, spassionata e amara consapevolezza del mondo, dell’amore e dell’arte, che intuisce come irrimediabilmente inferiore alla vita; alla fine della lettera, sconsolata, chiede a Isidoro di tornare in convento.

Questo rapido riassunto tralascia molte peripezie del viaggio di Clerici per la Sicilia e per motivi di spazio non mette abbastanza in luce il valore della testimonianza del pittore; inoltre, molti altri personaggi significativi affollano il romanzo, e tra questi spicca la figura emblematica del brigante don Vito Sammataro, che da frate ha ucciso e si è fatto bandito per amore di una donna, un’altra Rosalia:  solo così l’ha potuta liberare dalla servitù sessuale di fra Giacinto da Salemi, che la costringeva alle più turpi esperienze e che lui ha assassinato. Il racconto è intercalato dalla confessione di quest’altra Rosalia, che conferma i fatti dalla sua ottica particolare. Ed è notevole il commento di Clerici sul valore del nome «Rosalia», simbolo della donna d’ognuno che si danna e soffre, simbolo di una sofferenza e di una sconfitta che il narratore condivide.

Occorre dire che temi come quelli del viaggio o del culto dell’antichità non sono certo nuovi per Consolo, ma qui acquistano un rilievo particolare nel contesto di una narrazione dominata da altri temi, come quelli dell’amore e dell’arte. Tutto questo è reso possibile dalla particolare struttura tripartita, che infonde la giusta curiosità nel lettore a causa della rivelazione progressiva dei fatti e grazie ai diversi punti di vista che li illustrano. Ma soprattutto l’autore si rivela maestro, ancora una volta, nell’arte della parola, che è così diversa nei tre narratori: aulica e colta in Clerici, senza essere pedante; popolare e immediata, quasi troppo impetuosa, in Isidoro; sincera e determinata, semplice ma ragionata in Rosalia. Proprio l’assenza di una voce narrante neutrale ed esterna alla vicenda permette all’autore di rendere le sue invenzioni linguistiche più che mai credibili e convincenti, in una sorta di mimesi espressiva che coinvolge il lettore. E la tesi del libro, basata sull’incompatibilità dolorosa tra i sogni d’amore e le ingiustizie sociali, risalta con evidente chiarezza, alla pari del messaggio sul ruolo dell’arte, che  risiede ai margini della vita e, parola di Rosalia, si accontenta di allungare la mano per sfiorarla, lambirla; altro non può. La vita pienamente vissuta è Rosalia, bella e vera, ma irraggiungibile: Bella, la verità.

 

Da non perdere:

http://www.letteratura.rai.it/articoli/retablo-di-vincenzo-consolo/2395/default.aspx

 

http://vincenzoconsolo.it/?tag=fabrizio-clerici

fabrizio_clerici_N

 

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