Il parlamento argentino vota contro la legalizzazione dell’aborto, un esponente leghista preannuncia con baldanza l’abrogazione dell’analoga legge italiana, gli ultras laziali (notoriamente di destra) non vogliono donne nelle prime file della loro curva, le donne in politica, almeno a destra, e nelle istituzioni ormai raramente hanno mansioni direttive… L’elenco potrebbe continuare. Cosa succede al processo di emancipazione femminile? In che modo le nuove destre sono le protagoniste di questo regresso?
Michele Serra discute il problema in un articolo dell’8 agosto scorso su Repubblica: il titolo, «Tutti maschi, solo maschi, il nuovo potere si vendica delle donne», è forse più indicativo del sottotitolo, «Sovranismo di destra, da Trump a Salvini» (dove, a essere precisi, si usa “sovranismo” in modo improprio, visto che Trump, semmai, è solo nazionalista).
Il testo riporta all’inizio delle tesi riguardanti le nuove destre al potere in Polonia, Ungheria, Austria, Italia ecc. L’autore elenca gli ingredienti ideologici comuni a questi partiti e movimenti:
il mito del Popolo come entità innocente corrotta dalle élite borghesi, la Nazione come fonte di purezza contaminata dal cosmopolitismo,
la religione intesa in senso solo tradizionale, l’omofobia, l’antisemitismo e infine l’antifemminismo. In quest’ultimo caso si tratta di un revanscismo maschile con la testa rivolta al passato, all’ordine patriarcale. La tesi di Serra è che questo antifemminismo – o “neo maschilismo di destra” – è una delle componenti fondamentali della destra politica autoritaria vincente in tutto l’Occidente. Certo, contano anche gli errori delle democrazie, le esagerazioni del politicamente corretto, la crisi economica, ma secondo Serra è lo stesso processo di autodeterminazione delle donne (spesso associato alla paura dello straniero), di cui l’interruzione di gravidanza legalizzata fa da
discrimine secco tra un prima di sottomissione e un dopo nel quale le scelte della femmina contano, scandalosamente, quanto quelle del maschio,
a determinare la reazione autoritaria e maschilista. Per Serra l’imponenza del fenomeno della liberazione della donna ha suscitato una reazione generalizzata di tipo maschilista che si esemplifica nei nuovi leader populisti Trump, Putin, Erdogan, giù giù fino a Orbàn e Salvini, tutti maschi alfa dell’antifemminismo, e si esprime nel respingimento della donna nei nuovi assetti del potere, soprattutto a destra, e nei media (in cui prevalgono l’insulto, la sopraffazione e la prova di forza a scapito del dialogo e della riflessione). E nelle piazze come nelle curve degli stadi affiorano messaggi di guerra…
Il riassunto dell’articolo, piuttosto lungo (e scritto in modo impeccabile, come sempre nei testi di Serra), dà forse un’idea inadeguata della complessità dell’argomentazione dell’autore, ma la sostanza, il senso di base del testo è la nuova centralità dell’antifemminismo nella destra occidentale, provocato dal processo in atto di emancipazione della donna piuttosto che dalle altre cause che stanno determinando l’avanzata dei populismi e delle destre in genere. Ed è questo assunto che va discusso.
La reazione rabbiosa contro i diritti della donna e l’autonomia che le donne hanno conquistato via via negli ultimi anni nella società occidentale è fuori da qualsiasi dubbio. L’aggressione non è solo verbale ma si concretizza nella violenza o semplicemente nell’esclusione o nell’emarginazione delle donne dai processi decisionali che contano in politica e nella società. Certo, qualche eccezione non manca – ad esempio Marine Le Pen in Francia – ma i fatti sono evidenti e basta guardarsi intorno. Il punto è un altro. Fino a che punto l’antifemminismo della nuova destra, come vuole Serra, è soprattutto il risultato di una paura, quella della liberazione della donna? Se dieci anni fa non ci fosse stato un terremoto economico tale da sommuovere i mercati, destabilizzare le economie nazionali e dell’UE in Europa, nonché gli Stati Uniti (da dove tutto è partito) e il resto del mondo, staremmo parlando delle vittorie dei populismi di destra? E della lotta del potere di destra al femminismo? Non può darsi che in passato l’avanzata dei movimenti femministi abbia coinciso con quella delle sinistre, per cui inevitabilmente il declino di queste in Occidente non può che accompagnarsi al rallentamento della liberazione della donna? Le agenzie di rating godono ancora di ottima salute, la troika ha “normalizzato” la Grecia, Trump impazza con il suo protezionismo aggressivo, e l’elenco potrebbe continuare: sarebbe compatibile tutto ciò con la continuazione del cammino di emancipazione delle donne? In altri termini, può un sentimento diffuso come quello della paura della liberazione femminile provocare l’attuale e imponente neo antifemminismo di destra, prevalendo sulle cause economiche che stanno producendo la stessa vittoria dei populismi? E questo vale anche per la paura del migrante, dello straniero e del diverso. Sicuramente un movente psicologico del revanscismo maschilista esiste ed è generalizzato, ma forse la condizione prioritaria è la crisi economica per nulla superata. Senza dimenticare il deficit di rappresentanza politica, che è la causa principale dell’avanzata populista.
N.B.
Link dell’articolo di Serra: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/08/08/tutti-maschi-solo-maschi-il-nuovo-potere-si-vendica-delle-donne08.html?ref=search
Altro link: http://www.carteinregola.it/index.php/michele-serra-tutti-maschi-il-nuovo-potere-si-vendica-delle-donne/

Le destre osteggiavano il femminismo già nei tempi in cui il Comunismo era la maggiore idea e speranza per la gente… pensa un po’ ad oggi che la Sinistra è debolissima purtroppo. Il presente è così… controverso e grigio ma il futuro è radioso… e di sicuro non borghese/reazionario. Bisogna essere positivi. Credo che prima o poi il Socialismo avrà una 2 chance. Come insegna Marx (ed altri), ci vuole tempo per il cambiamento. Che fare oggi? Raccontare e dimostrare che vi sono altre vie e alternative al pensiero unico odierno.
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