Incipit del giorno – 18 aprile 2019

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E’ una foto color seppia, ovale, incollata sul cartone ingiallito di un libretto, mostra un neonato di tre quarti seduto in equilibrio su cuscini decorati, sovrapposti. Ha indosso un camicino ricamato, chiuso da una sola asola a cordoncino, ampio, con un fiocco fissato poco dietro la spalla, come un grosso fiore o le ali di una farfalla gigante. Un bebè magrolino, lungo lungo, con le gambe aperte, tese, che arrivano a toccare il piano del tavolo. Arrotolato sulla fronte bombata ha un boccolo di capelli scuri, sgrana gli occhi con un’intensità quasi divorante. Sembra agitare le braccia, spalancate come quelle di un bambolotto. Si direbbe che stia per tirarsi su. In calce alla foto, la firma del fotografo – M. Ridel, Lillebonne-, le cui iniziali intrecciate ornano anche l’angolo in alto a sinistra della copertina, molto sporca e mezzo sfaldata.

Quando ero piccola credo si trattasse di me, doveva avermelo detto qualcuno. Non sono io, sei tu.

Annie Ernaux, L’altra figlia.

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