IL BUIO OLTRE LA SIEPE: quando il colore fa la differenza

di Gerardo Passannante

     Quando Il buio oltre la siepe (To Kill a Mockingbird) della scrittrice statunitense Harper Lee fu pubblicato nel 1960, ebbe un immediato successo, che la portò l’anno dopo alla vittoria del premio Pulitzer. Vi contribuì certo, oltre al valore stesso del libro, l’eco non ancora spenta della vicenda degli Scottsboro Boys, un gruppo di nove adolescenti afroamericani accusati in Alabama dello stupro di due prostitute bianche commesso in un treno nel 1931, e verso i quali le giurie nei processi che seguirono, tutte composte da soli bianchi, e influenzate forse da una folla che reclamava ad alta voce il linciaggio dei sospettati già prima che fossero formalmente accusati, commisero un clamoroso errore giudiziario

     La vicenda del romanzo di Harper Lee si svolge in un piccolo paese sonnolento, dallo sfondo borghese, dove non mancano i pettegolezzi degli abitanti, alimentati dai tipici pregiudizi di una società incapace di aderire a una più cordiale convivenza, e che genera un’aura di sospetto intorno a chi, più progressista, è semplicemente impegnato nella ricerca della verità

     Nella cittadina di Maycomb vivono la piccola Scout e il fratello Jem, che, rimasti orfani della madre, sono assistiti amorevolmente dal padre Atticus, un avvocato che nonostante il poco tempo concessogli dalla professione si occupa intensamente della loro educazione. I due bambini, che amano inventare giochi ispirati dai romanzi che leggono, sono intrigati dalla misteriosa presenza del vicino di casa “Boo”, per via del suo passato in un gruppo di giovinastri segregato in casa dal padre, e che quindi non hanno mai visto, poiché “oltre la siepe” che separa le due abitazioni c’è appunto l’ignoto…

     La tranquillità di Maycomb è sconvolta quando il bracciante di colore Tom Robinson viene ingiustamente accusato di violenza sessuale nei confronti di una ragazza bianca, e Atticus, viene incaricato dal giudice Taylor di difenderlo. Benché la maggioranza degli abitanti lo disprezzi come “negrofilo”, per aver permesso ai figli di mescolarsi al pubblico nero durante il processo, Atticus riesce a dimostrare l’assenza di prove a carico dell’imputato, sostenendo invece che la violenza sia stata opera del padre di Boo, Bob Ewell. La giuria condanna tuttavia Tom: che, però, mentre Atticus si industria per far ribaltare la condanna in appello, disilluso e sfiduciato, nel tentativo di fuggire, viene colpito dalle guardie.

     Per vendicarsi di Atticus che l’ha smascherato, Bob Ewell cerca addirittura di uccidere Jem e Scout mentre rincasano dalla festa di Halloween. I fratelli vengono però salvati proprio dal figlio Boo, che per anni li ha osservati dall’interno della sua abitazione considerandoli forse i suoi unici amici, ma che per farlo è costretto a uccidere il padre stesso. Lo sceriffo, per evitare allo psicolabile Boo la pressione del processo e i clamori della folla, decide allora di archiviare il caso come un incidente. 

Author of To Kill a Mockingbird Harper Lee, while visting her home town. (Photo by Donald Uhrbrock//Time Life Pictures/Getty Images)

     Due sono i filoni principali intorno a cui ruota la vicenda del romanzo. Il primo riguarda la preoccupazione del genitore di provvedere all’educazione dei figli, visto che nessuno è in possesso di un metodo sicuramente efficace, e ognuno è tenuto a cercare la soluzione più opportuna, tenendo conto anche del contesto sociale. Compito complesso: visto che, se per eccessiva severità rischierebbe di alimentare in loro paure e complessi, un’eccessiva liberalità, al contrario, potrebbe istillargli la sicurezza esagerata dei viziati. Per questo la costante cura di Atticus è posta nell’insegnargli a rinunciare, senza per questo deporre la fiducia in sé stessi: persuaso che solo da questo delicato equilibrio emergeranno personalità equilibrate e rispettose dei loro diritti e doveri. Per riuscire nella sua missione, Atticus non esita a concedere ai figli un’ampia libertà che non escluda le limitazioni; trova ogni loro bisogno meritevole di ascolto; non eccede mai in lodi, e anche quando li rimprovera è per correggerli, non per punirli. 

     Accanto alla problematica pedagogica, l’altro tema del romanzo, come ben si può intendere dalla trama, è quella del razzismo. Una piaga non certo sanata, visto che dilaga ancora scandalosamente ai nostri giorni, e preoccupa chiunque vede nell’uguaglianza la condizione per una società fondata sulla comprensione e il rispetto. Solo che, anche qui, nel romanzo affiora certa perplessità, se non proprio scetticismo, a cui non soddisfa l’antica retorica per cui gli uomini dovrebbero saper accettare la diversità: se non fosse che, anche ora che l’esistenza delle razze sembra essere una convinzione archiviata, la tentazione discriminante è sempre pronta a riemergere nelle più ordinarie evenienze. Ed è proprio la persistenza di “minime” tracce di intolleranza a dire quanto certa esibita tolleranza sia spesso ipocrita, e che nessuno, purché gli convenga, con le motivazioni più pretestuose, non esita a violare i diritti altrui. Augurarsi che questa pulsione possa ridursi o sparire è probabilmente utopico. Ciò che invece è doveroso conseguire, con la mente sgombra da ogni persistente suggestione ideologica, è la cognizione che su questo minuscolo globo siamo davvero tutti uguali. Si scoprirebbe allora che «quasi tutte le persone sono simpatiche quando si riescono a capire».

  Su questi due complesse tematiche il romanzo di Harper Lee pone l’accento, suscitando la riflessione e abbozzando timide proposte. E per quanto la meta sia lontana e il percorso accidentato, il futuro stesso dell’umanità è a rischio, se ognuno non saprà scrollarsi dell’ingordigia del benessere individuale, e considerarsi membro di una cittadinanza planetaria, da cui molto riceve e a cui molto può dare. Oltre gli steccati della pelle e dei proclami nazionalistici. 


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2 commenti

  1. […] Venerdì è invece uscita, sempre di Gerardo, una recensione dedicata a Il buio oltre la siepe di Harper Lee. Dopo aver riassunto la trama del romanzo, si procede poi a discutere i due temi principali: il rapporto padre-figli e il tema del razzismo sistemico. Lo potete leggere qui: IL BUIO OLTRE LA SIEPE: quando il colore fa la differenza […]

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  2. […] Come ogni anno il cuore di Giornate di lettura è costituito dalle recensioni, in cui vi abbiamo parlato delle nostre letture. Ci siamo soffermatə sui classici della letteratura russa ( “Tutti i nostri corpi” di Gospodinov e IN CAMMINO ALLA RICERCA DI LEV N. TOLSTOJ, RECENSIONE DI «LA CONFESSIONE»), tedesca (PERCHÈ LEGGERE «I BUDDENBROOK» DI THOMAS MANN), francese (LA FANFARLO di Charles Baudelaire) e non solo. Nel farlo abbiamo toccato i temi del male e della sua rappresentazione in Tra scienza e soprannaturale: «Dracula» di Bram Stoker e Perché Milton era del partito del diavolo senza saperlo. Non solo, abbiamo voluto anche soffermarci su opere che hanno cercato, attraverso lo strumento della narrazione, di portare avanti esigenze che hanno a che fare con i diritti civili (La solitudine di un lutto negato: «Un uomo solo» di Christopher Isherwood e IL BUIO OLTRE LA SIEPE: quando il colore fa la differenza). […]

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