Tanta voglia di eleggere, ma non di leggere, e altre novità di questa settimana 

Una settimana di letture #81
Vittorio Panicara & Federica Breimaier

Alcuni pensano che per cambiare la Costituzione di uno Stato occorrano i costituzionalisti, insomma i veri esperti. In realtà, questa è solo un’opinione, e nemmeno tanto condivisa. Per quelli che teorizzano queste riforme è giusto che chiunque se ne occupi, anche in televisione. Un esempio? Martedì sera, 9 maggio, Italo Bocchino nella trasmissione Otto e mezzo, intervistato da Lilli Gruber, ha difeso la proposta di presidenzialismo (o premierato, per la sua parte politica tutto fa brodo) di Giorgia Meloni. Tutto legittimo, ci mancherebbe, il direttore del Secolo d’Italia ha tutto il diritto di difendere “il” premier (forma maschile richiesta direttamente dalla diretta interessata), ma dovrebbe fare più attenzione a ciò che dice. Magari, prima di parlare pubblicamente, potrebbe leggere testi utili a non commettere strafalcioni. E invece più volte durante la discussione ha insistito a difendere la “democrazia diretta”, a suo dire, voluta da Meloni mediante la proposta di elezione diretta del Presidente della Repubblica, o del Consiglio dei Ministri (tutto fa brodo, come detto). Ma la democrazia diretta non è altro che l’esercizio del potere legislativo da parte del popolo senza intermediazioni, e tra gli strumenti di democrazia diretta dell’attuale forma statale italiana troviamo sia l’iniziativa legislativa che il referendum, mentre l’eventuale elezione diretta del Capo dello Stato è una forma diversa di suffragio rispetto all’attuale elezione indiretta («quella in cui gli elettori votano un gruppo di persone che eleggeranno a loro volta il candidato», secondo il Nuovo De Mauro). Questo cambiamento di suffragio renderebbe necessaria una profonda riforma costituzionale, che qui non è neppure il caso di abbozzare, con il passaggio radicale da una repubblica parlamentare a una repubblica presidenziale. Ma la democrazia diretta non c’entra per niente, è altra cosa, e lo Stato italiano si è già dotato di alcuni strumenti di democrazia diretta. Durante la trasmissione Bocchino ha insistito molte volte con la sua tesi sbagliatissima – elezione diretta del Capo dello Stato (o del Governo, come si chiamava durante il Ventennio) come strumento di democrazia diretta – tanto che non si può ipotizzare un suo momento di distrazione nel momento della discussione (tra l’altro, nessuno lo ha corretto!). È un errore e basta, probabilmente non voluto. La voglia di eleggere un Capo è tale da far trascurare la voglia di leggere…

Ma ora torniamo ai contenuti del blog (e non solo) usciti questa settimana…

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📚 4 RIGHE CON LA STORIA

Si terrà questo lunedì 15 maggio la discussione della prima parte de Il dottor Zivago di Boris Pasternàk, seconda tappa del nostro GdL «4 righe con la storia». La chiacchierata avverrà via chat sul nostro gruppo Telegram, al quale potete sempre iscrivervi qui: https://t.me/+Rnuq9JOOYCgyMzU0

✍️ SUL BLOG

Martedì è uscita l’ottava puntata della rubrica curata da Gerardo Briciole di filosofia. Protagonista è stato questa settimana ANACARSI, filosofo nato nell’attuale Ucraina e vissuto nel VI sec. a.C. Volete sapere qualcosa di più su questo autore dell’antichità? Potete leggere qui l’articolo: Briciole di filosofia | #8 ANACARSI

Venerdì ho invece pubblicato la recensione di un’opera di divulgazione: Sette brevi lezioni di fisica di Carlo Rovelli. L’autore è bravo a coinvolgere il lettore, spiegando la fisica più moderna, senza però perdere di vista il significato generale di quanto scoperto e di quanto c’è ancora da scoprire. Se volete recuperare tutto l’articolo, potete farlo qui: Tra Einstein e Bohr: le sette brevi lezioni di Rovelli

Per la serie Gli estratti abbiamo invece pubblicato:

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Sono usciti 2 post (potete leggerli cliccando sull’immagine):

Un commento

  1. Quella di chiama delega diretta con cui si dichiara di aver scelto di non partecipare. È democrazia diretta la partecipazione attraverso i corpi intermedi che sono più volte citati dalla Costituzione e che consentono la costruzione della dialettica sociale come base per la democrazia.

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