IL PIAVE MORMORA ANCORA, e le altre storie di questa settimana

Una settimana di letture #83
Vittorio Panicara

Guardava attonito lo schermo, senza riuscire a chiudere la bocca. Le parole della sua Giorgia lo avevano incantato, non i capelli ben pettinati, non lo sguardo fermo, ma le parole: …ho sempre pensato che tanto la Nazione quanto la Patria fossero società naturali, cioè qualcosa che è naturalmente nel cuore degli uomini e dei popoli e prescinde da ogni convenzione. Esattamente com’è una società naturale la famiglia, che non a caso uno dei padri del Risorgimento come Mazzini ha definito la “Patria del cuore”. 
Era quello che voleva sentirsi dire. Prima aveva dei dubbi, instillati da quelli che ridevano solo a sentire nominate Patria e Nazione. Per essere sicuro consultò la Treccani e l’etimologia di «patria». Tutto vero, tutto confermato. Il titolo del discorso di Giorgia, «Nazione e Patria. Idee ritrovate», rispecchiava il suo pensiero. In quel momento avrebbe baciato la sua “terra dei padri”, dove grazie a Dio era nato, insieme con tutti coloro che condividevano con lui nascita, lingua, cultura, storia e tradizioni: giusto, chi era nato da un’altra parte del mondo, chi non sapeva chi sono davvero gli italiani, non poteva essere “italiano”, quindi che voleva da lui? Ospitalità, magari a tutti i costi? Accoglienza, un lavoro, i diritti…? La cittadinanza? Contava la Nazione, non lo Stato. La Treccani era chiara: occorreva che il vero patriota avesse coscienza di far parte di una Nazione – stessa origine, lingua, storia – anche indipendentemente dalla realizzazione in unità politica. Il vincolo era morale, non giuridico: fuori dalle scatole, quindi, chi non faceva parte della comunità nazionale, etnica, culturale o politica che fosse. Le parole di Giorgia sfavillavano davanti a lui come una sorgente luminosa e al tempo stesso come un ideale chiaro, adamantino: Nazione e Patria come una società naturale, come lo è la famiglia, cioè qualcosa che è naturalmente nel cuore degli uomini e dei popoli! Si commosse, ma subito la commozione si tramutò in riflessione, quindi in rabbia. Il concetto chiave era quello di “stirpe”, era il sangue che univa i “veri” italiani, anche al di fuori dei confini nazionali; anzi, guai a chi discriminava gli italiani all’estero, o li maltrattava! Che volevano da noi le altre etnie (magari anche i neri)? Mescolarsi a noi italiani? Pretendere che lo Stato nazionale, che era come una grande famiglia (società naturale!), accogliesse magnanimo i disperati che venivano da chissà dove e che di italiano non avevano nulla? Lo straniero non doveva passare, l’aveva sempre saputo, ma ora le parole di Giorgia, nitide, scolpite nella roccia, gli avevano indicato la strada. E Lei aveva sempre ragione, ora lo capiva. E si ricordò di un pensatore (come si chiamava?) che aveva parlato di nemici esterni e di nemici interni. Aggrottò le sopracciglia, il suo sguardo divenne cupo e duro…

[Racconto breve del tutto fantasioso e infondato: chi volesse prenderlo sul serio, si assumerebbe in toto le responsabilità del caso.]

E ora torniamo ai contenuti del blog (e non solo) usciti questa settimana…

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✍️ SUL BLOG

Giovedì è uscito un nuovo articolo per la nostra rubrica I profili dedicato a Giuseppe Ungaretti, di cui ricorreva proprio il 1 giugno il 53esimo anniversario della morte. Potete recuperare il post sulla vita e le opere di Ungaretti qui: Il porto dissepolto di Giuseppe Ungaretti, un fugace ricordo (di Vittorio Panicara).

Per la serie Gli estratti abbiamo invece pubblicato:

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