Escursione ossolana: riflessioni a margine e ancora sullo Strega

Una settimana di letture #85
Federica Breimaier

Il gruppo riunito

“E adesso, cosa sei disposto a fare?”. È questa la domanda che, ne Gli intoccabili, Gimmy Malone rivolge al protagonista Eliot Ness prima di morire trucidato da uno dei sicari di Al Capone: lo stesso interrogativo che gli aveva posto all’inizio della loro collaborazione.

La storia (tratta peraltro da fatti realmente accaduti) è tragica, seppur conclusasi con la cattura del capomafia, ed è ovviamente ambientata in un mondo molto diverso da quello in cui vivo e lavoro io. Eppure, quella frase lì mi è sempre rimasta in mente: e tu cosa sei disposta a fare? È accaduto più volte in quest’ultimo mese che mi rendessi conto di quanto la mia risposta a questo interrogativo fosse cambiata negli anni. Il che poi mi ha portata a riflettere sulla massima, diffusa dai guru della produttività, per cui colui o colei che sceglierà per lavoro un’attività che ama non lavorerà nemmeno un giorno della propria vita. 

Le cose non stanno proprio così, e lo testimonia la domanda di Malone. Non è vero che se si ama il proprio lavoro, allora non si faticherà, o ci si divertirà soltanto, o si procederà senza difficoltà. Al contrario, il lavoro è sforzo, è impegno, e da questo non si scappa. Ma se quello che facciamo ha per noi un valore, allora a cambiare è ciò che siamo disposti a fare, non per il guadagno, ma per veder realizzato quanto ci si siamo prefissati. Ci si alza all’alba, si fanno sforzi fisici, si accetta la solitudine, si rinuncia ai sabati e alle domeniche, si cena alle 10 sera, si piange, ci si arrende, ma poi si ricomincia. Il sacrificio c’è, lo si soffre; eppure a fine giornata ci si guarda indietro e ci si dice ancora una volta “però, che figata!”.

È andata così a Molfetta, ed è andata così anche in questi ultimi 4 giorni, trascorsi in Val d’Ossola, insieme agli studenti e alle studentesse del seminario di linguistica italiana, e altrə colleghə, per un’inchiesta di dialettologia in 5 paesini delle Alpi piemontesi (Antrona, Ceppo Morelli, Malesco, Ornavasso, Premia, Trasquera). Non è stata una passeggiata o una vacanza: i problemi di insonnia, il ritmo serrato, i questionari molto lunghi. Eppure, non ho potuto fare a meno di realizzare quanto amassi questa parte del mio lavoro, essere a contatto con persone pronte ad aiutarci a raccogliere dati per diverse ore di seguito, ascoltare sistemi linguistici per me meno noti, ripercorrere tradizioni in via di scomparsa, scoprire strutture linguistiche nuove, vedere i più esperti di me al lavoro, imparare un metodo sempre da raffinare, ma anche guardare mie ex studentesse sul campo, relazionarsi con la strumentazione, superare lo sforzo mentale, gestire da sole un pezzetto di inchiesta. Non mi stavo divertendo, non mi stavo rilassando, stavo lavorando non senza sforzo, ma era uno sforzo che ero disposta a fare, perché dopotutto aveva ragione Hegel: Es ist nichts Großes ohne Leidenschaft vollbracht worden, “nulla di eccezionale è stato mai fatto senza passione”, dove Leidenschaft (“passione”), etimologicamente, porta con sé la base del verbo leiden, ovvero “soffrire”. 

Una riflessione, questa, mi rendo conto, forse un po’ lontana dai libri, ma che mi sta accompagnando nell’ultima parte di un dottorato in cui ogni metro è stato conquistato con difficoltà, dacché ciò che volevo fare, e come lo volevo fare, era diverso da quanto si è sempre fatto. Il che rende la  mia ricerca innovativa, certo, ma anche frustrante, rischiosa e solitaria. Sapevo a cosa andavo incontro? Probabilmente no; l’ho capito strada facendo. Cosa sono stata disposta a fare? Tutto quello che ho fatto e tutto quello che ancora dovrò fare da qui a dicembre.

Ma ora torniamo ai contenuti del blog usciti questa settimana…

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✍️ SUL BLOG

Martedì è uscito un articolo di Gerardo Passannante dedicato al Premio Strega, di cui si era già occupato in AMLETO AL PREMIO STREGA: il dilemma dell’esserci o non esserci. In seguito alla pubblicazione della cinquina di opere che concorreranno per il primo posto, il pezzo si sofferma, non senza ironia, sulle caratteristiche che uno scrittore deve avere per entrare in questo gruppo di “eletti”. Se volete potete recuperare il contributo qui: Premio strega: decalogo del perfetto scrittore

Per la nostra rubrica Gli estratti, abbiamo invece pubblicato:

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