Uomo e macchina in «La tecnologia è religione» di Chiara Valerio

Ho letto La tecnologia è religione di Chiara Valerio sull’Intercity Molfetta-Brindisi. Stanca dell’assiduo lavoro sul campo, avevo deciso di concedermi un weekend in cui svuotare la mente, dedicarmi a qualcosa che non fosse la linguistica. Il pamphlet di Valerio si è rivelato fin da subito una lettura intrigante, sia per la tematica, attualissima, che per lo stile elegante e trascinante. 

Chiara Valerio, nata a Scauri nel 1978 è matematica teorica, con un dottorato di ricerca in calcolo delle probabilità, oltre che responsabile della narrativa italiana di Marsilio. Intellettuale a cavallo tra mondo umanistico e scientifico, è conosciuta anche per le sue posizioni sui diritti civili e le migrazioni. Ritorna nelle librerie con un’opera sul modo in cui l’uso della tecnologia ha modificato la percezione umana della realtà. Davanti all’avvento dell’intelligenza artificiale, l’autrice fa un passo indietro, partendo da un passato meno recente per svelare un rapporto tra uomo e tecnologia che ha tutti i connotati della fede religiosa. Nel suo rapporto con le macchine, l’individuo non è più in grado di comprendere il nesso che lega la causa al suo effetto, ed è allora che si parla di magia, o meglio ancora di religione: a un gesto corrisponde un risultato, ma non se ne conosce la ragione. Qual è allora la differenza tra far la danza della pioggia e schiacciare il bottone di un telecomando? Nessuna. 

La tecnologia è un potere magico, mistico, esercitato attraverso dispositivi divenuti piccoli prolungamenti del corpo (basti pensare agli auricolari senza fili). 

«Da un punto di vista della postura […] le cuffiette wireless […] ci rendono iconograficamente simili a pazzi o santi. Parliamo da soli, sentiamo le voci. A essere esatti, già la radio e il telefono, poi il telefonino, con o senza cuffiette a filo, ci consentivano di sentire le voci e parlare da soli - dove per solitudine si intende «in assenza di altro animale umano» […]. Mi chiedo per quanti altri anni ci interrogheremo se la tal persona che cammina parlando da sola stia effettivamente parlando da sola o non stia invece intrattenendo una conversazione con qualcuno».

Un solo gesto meccanico ci permette di fermare il tempo, sgravare la memoria, magari registrando una lezione, o riascoltando un messaggio vocale mandato ore prima.

«La frammentazione del tempo nella quale viviamo e alla quale contribuiamo, scandendo le nostre giornate con messaggistica istantanea, social network e puntate di serie o programmi televisivi, appuntamenti e scadenze, attenua l'angoscia del trascorrere dei giorni o degli anni ma impedisce la prospettiva. Senza prospettiva, la fine non esiste. La fine è solo un'altra cosa che accade. L'unica eternità che sopportiamo è la ripetizione. L'eternità della fine […] è un pensiero ormai quasi estraneo».

E la tecnologia (come la religione?) sgrava anche la coscienza

«La maggior parte di noi tende a credere che laddove esiste un modello matematico non è necessario scegliere, che tutto dipenda, volta per volta, dal programma, dall'algoritmo. Con l'algoritmo non devi essere né buono né cattivo, fa tutto per te. Esattamente come la grazia, non devi essere né buono né cattivo, fa tutto per te».

Questo offuscarsi del nesso causa-effetto che Valerio definisce magia e/o religione arriverà al suo culmine con la smaterializzazione dei dispositivi, un processo già iniziato con la sostituzione a tappeto dei floppy disk e dei cd con memorie puramente virtuali: il cloud. Quando un solo gesto della mano innescherà un’operazione di qualsiasi tipo, allora la trasformazione sarà conclusa, e le scoperte che l’hanno resa possibile totalmente sconosciute: si tratterà a tutti gli effetti di un atto di fede. 

Ciò detto, si evince dal testo che Chiara Valerio non è contraria al progresso tecnologico, non è preoccupata, non parla di rischi, ma insiste sull’importanza del pensiero critico e della conoscenza: è fondamentale che l’essere umano provi a comprendere la scienza dietro le scoperte tecniche, che sia cosciente in senso filosofico. E la coscienza è un altro tema sul quale il saggio solleva non pochi interrogativi. Se da un lato l’uomo ha fatto di tutto per antropomorfizzare l’Intelligenza artificiale (perché è questo l’unico modello con cui siamo capaci di esperire il mondo), dall’altro però se n’è voluto sempre distanziare in virtù proprio dell’autocoscienza che ci distingue (simile distinzione fatta da Cartesio tra individui e animali, che privi di anima, non avrebbero dovuto sentire dolore). Ecco, da Turing in poi, la questione andrebbe rivalutata, ridiscutente il significato ‘intelligenza’ e ‘coscienza’. 

Ma cos’è (se c’è) che distingue l’essere umano dalla la macchina?

«Il futuro ha tre strade che passano da noi, principale causa di un non futuro. La conoscenza, unico strumento per valorizzare la risorsa naturale che siamo. La tecnologia, principale possibilità di abbassamento dei consumi ed evidenza pratica che il mondo è animato. La natura, perché ci ricordi che non siamo l'apice della catena alimentare, ma una vertebra della spina dei viventi».

L’opposizione tra uomo e macchina permea tutta l’opera, parallela a quella tra matematica/scienza e tecnologia. Quest’ultima può ripetere le stesse procedure e/o comporre cose che già esistono all’infinito,  ma non può generare qualcosa unico, privo di agganci al mondo preesistente. Al contrario la matematica è in grado di creare (attraverso il linguaggio, altro pilastro fondamentale), qualcosa di nuovo, così fa Euclide, formalizzando il cerchio perfetto e le rette parallele. 

L’opera non argomenta contro la tecnologia, ma insiste sull’esigenza di un suo uso più cosciente, e sulla necessità di una formazione scolastica che insegni alle nuove generazioni la scienza e la matematica. Si tratta senza dubbio di un saggio denso, difficilmente riassumibile nelle sue diverse diramazioni: il lungo flusso di pensiero di Valerio abbraccia discipline diverse, non mancando di citare episodi della propria vita passata, mescolando cultura intellettuale e popolare. È un vagare rapido e talvolta impervio quello proposto al lettore, la cui attenzione non deve vacillare; eppure alla fine si sarà guadagnata una prospettiva originale su un problema che in fondo ci riguarda tuttə. 

INTERVISTE/PRESENTAZIONI

4 commenti

  1. […] 🎧 due podcast. Il primo è una scoperta recente e più che di libri si occupa di notizie e attualità; si tratta di Amici e nemici – l’informazione della settimana, curato da Lucia Annunziata e Daniele Bellasio. Ogni sabato esce una nuova puntata con il racconto e l’analisi dei fatti che hanno determinato e determineranno il discorso pubblico e culturale in Italia. Ho poi anche ascoltato la 152a puntata del podcast Tlon che invita spesso ospiti provenienti dalla cultura del progressismo e attivismo politico e civile. Questo incontro era dedicato a Chiara Valerio, di cui vi avevo parlato in Uomo e macchina in «La tecnologia è religione» di Chiara Valerio […]

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